06/09/2013 - Retrospettiva
David Grossman con Giulio Busi
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«Scrivo dei fatti della vita: se raggiungo certe sfumature dei sentimenti e riesco ad esprimerle, non ho diritto di tenerle per me». David Grossman è considerato uno dei massimi scrittori del nostro tempo. Autore di romanzi, di libri per ragazzi, di saggi sull'attualità politica e sull'identità di Israele, la sua scrittura si distingue per una rara sensibilità empatica, capace di restituire a una dimensione universale contraddizioni, accenti e intensità del vissuto emotivo dei suoi personaggi. Grossman ripercorre insieme allo scrittore Giulio Busi l'intera sua carriera letteraria, da "Vedi alla voce: amore", all'ultimo "Caduto fuori dal tempo", canto a più voci dal confine tra la terra dei vivi e quella dei morti.
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Come vengono alla luce i libri di uno scrittore che crea un'incredibile magia in tutti i suoi lettori? Come si attiva la sua officina letteraria e quali sono i suoi strumenti? Dove si colloca veramente quel 'laggiù' dove sembra voglia condurre la sua prosa? Tutte domande impegnative quelle che Giulio Busi ha rivolto a David Grossman, nel contesto di una vera e propria celebrazione dell'autore, ospite affezionato del Festivaletteratura ormai da molti anni.
David Grossman è scrittore di romanzi, poeta, saggista e la sua penna alterna momenti di forte virtuosismo letterario a una prosa squisitamente infantile. In ognuno di questi casi, però, lo sforzo è sempre quello di «toccare quasi fisicamente le parole - ha detto - spingendo la ricerca fino a trovare quella che soddisfa per davvero, fino a quando si riesce a sfiorare la corda giusta, proprio come nella musica. Ed è un processo che semplicemente accade, io non faccio altro che accorgermene».
Scrivere per bambini, poi, è quasi un bisogno di vitalità. Scrivere per loro, secondo l'autore israeliano, vuol dire arricchirsi profondamente e ritrovare il bambino che era un tempo, permettergli di migliorare la sua vita attuale. Allo stesso modo, è importante leggere per loro: «Durante la giornata, adulti e bambini sono lontani e parlano di cose altrettanto lontane, ma dedicare loro quei 15 minuti alla sera vuol dire creare un fondamentale momento di intimità».
L'arte, in generale, secondo Grossman non è altro che il veicolo tramite cui possiamo essere nello stesso momento 'qui e laggiù'. «Ecco lo choc che dà una buona opera d'arte: l'impressione di farti stare contemporaneamente in un luogo e anche altrove, anche quando altrove vuol dire tornare indietro, e questi due luoghi si richiamano costantemente e riecheggiano l'uno nell'altro». Quel 'là' o 'laggiù', allora, non è altro che «un luogo a cui normalmente non abbiamo accesso, a causa dei limiti individuali e sociali, ma è un luogo da conquistare, per riuscire ad abbattere il muro che lo separa dal luogo in cui abitualmente ci troviamo».
David Grossman è scrittore di romanzi, poeta, saggista e la sua penna alterna momenti di forte virtuosismo letterario a una prosa squisitamente infantile. In ognuno di questi casi, però, lo sforzo è sempre quello di «toccare quasi fisicamente le parole - ha detto - spingendo la ricerca fino a trovare quella che soddisfa per davvero, fino a quando si riesce a sfiorare la corda giusta, proprio come nella musica. Ed è un processo che semplicemente accade, io non faccio altro che accorgermene».
Scrivere per bambini, poi, è quasi un bisogno di vitalità. Scrivere per loro, secondo l'autore israeliano, vuol dire arricchirsi profondamente e ritrovare il bambino che era un tempo, permettergli di migliorare la sua vita attuale. Allo stesso modo, è importante leggere per loro: «Durante la giornata, adulti e bambini sono lontani e parlano di cose altrettanto lontane, ma dedicare loro quei 15 minuti alla sera vuol dire creare un fondamentale momento di intimità».
L'arte, in generale, secondo Grossman non è altro che il veicolo tramite cui possiamo essere nello stesso momento 'qui e laggiù'. «Ecco lo choc che dà una buona opera d'arte: l'impressione di farti stare contemporaneamente in un luogo e anche altrove, anche quando altrove vuol dire tornare indietro, e questi due luoghi si richiamano costantemente e riecheggiano l'uno nell'altro». Quel 'là' o 'laggiù', allora, non è altro che «un luogo a cui normalmente non abbiamo accesso, a causa dei limiti individuali e sociali, ma è un luogo da conquistare, per riuscire ad abbattere il muro che lo separa dal luogo in cui abitualmente ci troviamo».