06/09/2013

Jhumpa Lahiri con Giuseppe Antonelli

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«La famiglia mi sembra una cosa così misteriosa e profonda. È diventata una specie di ossessione cercare di capirla attraverso la scrittura». Per Jhumpa Lahiri, vincitrice del Premio Pulitzer con il suo romanzo d'esordio "L'interprete dei malanni", la famiglia è il tema dominante di tutta la produzione narrativa. I personaggi delle sue storie si sentono divisi tra una cultura d'origine carica di saperi e tradizioni, ma nel contempo lontana dalla propria esperienza, e un Occidente in cui hanno imparato a vivere e a giocarsi il proprio futuro, pur avvertendo rispetto ad esso un irriducibile sentimento di estraneità. In "La moglie", Jhumpa Lahiri sceglie l'ampio respiro della saga, per raccontare la storia di una famiglia tra India e Stati Uniti nell'arco di quarant'anni, dagli anni Sessanta alla fine del secolo scorso. La incontra Giuseppe Antonelli.
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Italiano
Insieme a Giuseppe Antonelli, la scrittrice Jhumpa Lahiri, vincitrice del Premio Pulitzer con il suo romanzo d'esordio "L'interprete dei malanni", ha parlato del suo ultimo romanzo, "La moglie", raccontandone i personaggi e la lunga 'gestazione', cominciata addirittura prima del suo lavoro d'esordio. 
Anche in questo lavoro, come nei precedenti, una delle costanti dei temi affrontati dalla Lahiri è stato quello della famiglia, soprattutto dal punto di vista dei fratelli, persone che nella maggior parte dei casi passano insieme, gomito a gomito, alcuni degli anni più importanti della loro infanzia, ma che sono poi destinati a una separazione, a prendere strade diverse. Un rapporto che la Lahiri ha spiegato di voler indagare da sempre, ponendosi le stesse domande a cui cerca di dar risposte in maniera ancora più approfondita da quando sono nati i suoi figli.
L'incontro è proseguito affrontando il tema della scelta dei nomi dei personaggi, per cui secondo l'autrice è necessario che abbiano un significato che sia rappresentativo del loro carattere, prima di passare a questioni linguistiche, raccontando il rapporto che la lega all'inglese, al bengalese e all'italiano.
La Lahiri, che da un anno, e per un anno ancora, vivrà in Italia, ha infatti parlato del rapporto con il nostro Paese, in cui si sente a casa pur considerandosi straniera, e non escludendo del tutto la possibilità di scrivere, in futuro, un racconto direttamente in italiano, lingua che ha studiato e ormai padroneggia in maniera quasi perfetta. 

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