07/09/2013
ALLE RADICI DI UNA NUOVA CONVIVENZA
2013_09_07_153
È possibile un proficuo scambio tra una proposta radicale di rinnovamento della convivenza, avanzata dalla filosofa della differenza sessuale Annarosa Buttarelli ("Sovrane. L'autorità femminile al governo"), e le ricerche di frontiera di un grande giurista e garante della Costituzione, Stefano Rodotà? Il tema principale dell'incontro è una rifondazione della 'sovranità', un concetto su cui si appoggiano le democrazie moderne e contemporanee, entrato in un confuso declino negli anni della globalizzazione. Secondo la filosofa, è necessario spostare in un terreno mai preso in considerazione dalla storia dei vincitori sia il senso della sovranità, sia il senso e le pratiche della democrazia. Attraverso azioni e idee, antiche o contemporanee, di donne che hanno pensato, governato o orientato i governi, si discuterà di come il pensiero e l'esperienza femminile possano offrire vie nuove, per una convivenza senza violenza e una politica che non metta al primo posto l'uso del potere. Coordina l'incontro la giornalista e blogger Marina Terragni.
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Italiano
È coordinato dalla giornalista Marina Terragni l'atteso incontro pomeridiano nel Cortile dell'Archivio di Stato, con la partecipazione del giurista Stefano Rodotà, candidato all'ultima presidenza della Repubblica, e la filosofa Annarosa Buttarelli, autrice del libro che funge da spunto al confronto: "Sovrane. L'autorità femminile al governo".
Ma esiste davvero una 'differenza femminile' del pensiero politico? Eletta nell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, Maria Maddalena Rossi si batté a lungo per il riconoscimento della parità femminile sia nella famiglia che nel mondo del lavoro, affermando contro un codice civile che indicava nell'uomo il solo capofamiglia: «se questo è il codice civile, le donne lo cambieranno!». Introdotta da Rodotà, la figura della Rossi vuole essere una testimonianza della preferenza delle donne nei confronti dell'azione, di una valutazione dell'hic et nunc indispensabile per capire cosa si può e si deve fare. Il sistema giuridico italiano nasce del resto sotto la duplice influenza del codice napoleonico, decisamente maschilista, e di quello adottato da Maria Teresa d'Austria, in vigore nel Lombardo-Veneto, che riconosceva invece l'autonomia patrimoniale della donna sposata. Scrive Michel De Montaigne, «La vita è un movimento ineguale, irregolare e multiforme». Perché l'unica cosa davvero reale è la vita quotidiana nel suo fluire, palese dimostrazione di una difficoltà delle istituzioni nel riconoscere e comprendere la vitalità delle relazioni affettive. Eloquenti a tal proposito, le due recenti sentenze della Cassazione sul caso Englaro e la possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali: se l'essere umano è una rete di relazioni, esso deve infatti rientrare come tale anche nella costruzione della sovranità, in sostituzione a quel soggetto giuridico astratto nato nel Settecento con la Rivoluzione francese e legato a un particolare modello di diritto poco tollerante nei confronti della possibilità di associazione. Occorre dunque un nuovo immaginario della forma umana, che tenga conto delle pratiche di vita femminili e di uno sguardo rivolto al mondo e alle sue sofferenze, piuttosto che al mantenimento del proprio potere. Per riprendere Simone Weil, occorre la «libertà di essere pienamente nelle condizioni di scegliere i gesti necessari alla vita». Perché essa non è semplicemente un luogo governato dagli affetti, ma è in realtà presieduta da quella tradizione sapienziale, fatta di rigore e disciplina, caratteristica delle relazioni umane.
A chiusura dell'incontro, la narrazione della figura di Antigone, per molti uomini immagine della trasgressione femminile, per altrettante donne vittima sacrificale del potere maschile; in verità, spiega Buttarelli, simbolo di una creatura che ha scelto di comportarsi autonomamente secondo le ragioni della realtà, pur soccombendo sotto il peso della ragion politica. Il logos dell'amore contro quello della ragion di stato, affinché le donne possano finalmente rigovernare non solo in cucina, ma anche nel mondo.
Ma esiste davvero una 'differenza femminile' del pensiero politico? Eletta nell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, Maria Maddalena Rossi si batté a lungo per il riconoscimento della parità femminile sia nella famiglia che nel mondo del lavoro, affermando contro un codice civile che indicava nell'uomo il solo capofamiglia: «se questo è il codice civile, le donne lo cambieranno!». Introdotta da Rodotà, la figura della Rossi vuole essere una testimonianza della preferenza delle donne nei confronti dell'azione, di una valutazione dell'hic et nunc indispensabile per capire cosa si può e si deve fare. Il sistema giuridico italiano nasce del resto sotto la duplice influenza del codice napoleonico, decisamente maschilista, e di quello adottato da Maria Teresa d'Austria, in vigore nel Lombardo-Veneto, che riconosceva invece l'autonomia patrimoniale della donna sposata. Scrive Michel De Montaigne, «La vita è un movimento ineguale, irregolare e multiforme». Perché l'unica cosa davvero reale è la vita quotidiana nel suo fluire, palese dimostrazione di una difficoltà delle istituzioni nel riconoscere e comprendere la vitalità delle relazioni affettive. Eloquenti a tal proposito, le due recenti sentenze della Cassazione sul caso Englaro e la possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali: se l'essere umano è una rete di relazioni, esso deve infatti rientrare come tale anche nella costruzione della sovranità, in sostituzione a quel soggetto giuridico astratto nato nel Settecento con la Rivoluzione francese e legato a un particolare modello di diritto poco tollerante nei confronti della possibilità di associazione. Occorre dunque un nuovo immaginario della forma umana, che tenga conto delle pratiche di vita femminili e di uno sguardo rivolto al mondo e alle sue sofferenze, piuttosto che al mantenimento del proprio potere. Per riprendere Simone Weil, occorre la «libertà di essere pienamente nelle condizioni di scegliere i gesti necessari alla vita». Perché essa non è semplicemente un luogo governato dagli affetti, ma è in realtà presieduta da quella tradizione sapienziale, fatta di rigore e disciplina, caratteristica delle relazioni umane.
A chiusura dell'incontro, la narrazione della figura di Antigone, per molti uomini immagine della trasgressione femminile, per altrettante donne vittima sacrificale del potere maschile; in verità, spiega Buttarelli, simbolo di una creatura che ha scelto di comportarsi autonomamente secondo le ragioni della realtà, pur soccombendo sotto il peso della ragion politica. Il logos dell'amore contro quello della ragion di stato, affinché le donne possano finalmente rigovernare non solo in cucina, ma anche nel mondo.