07/09/2013

IL SUONO DELLA NOTTE. MUSICHE PER MARCEL PROUST

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Un racconto-concerto di Luca Scarlini ed Emanuele Torquati. Marcel Proust (1871-1922) è stato tra gli scrittori che più hanno dedicato spazio alla musica nella loro opera, in tutte le possibili risonanze della memoria e dei sensi. Luca Scarlini e Emanuele Torquati propongono in prima italiana i melologhi Pittori olandesi, scritti da Proust per la musica del suo compagno Reynaldo Hahn, fanatico di Mozart e maestro dell'operetta. Pagine dedicate a Rembrandt e Vermeer, insieme ad altre dei compositori citati nelle pagine della "Recherche", da Beethoven a Franck, senza scordare la 'brutta musica' per cui lo scrittore ebbe parole di elogio.
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Italiano
«L'arte o salva o condanna la vita, ma in ogni caso le dà corpo». Questa celebre frase di Marcel Proust ha concluso l'incontro tenuto da Luca Scarlini ed Emanuele Torquati sulla storia d'amore fra il grande autore francese e il mondo artistico, in particolare con la musica e la pittura fiamminga seicentesca.
Tutta la "Recherche" è disseminata di citazioni e rimandi a compositori e alle loro opere, sia in modo diretto sia attraverso la creazione di personaggi fittizi dietro cui si celano alcuni artisti del tempo di Proust. Le suggestive musiche suonate dal pianista Torquati hanno accompagnato lo scorrere per immagini di quadri del barocco olandese, in cui scene di intimità domestiche si mescolano ad altre di musica da camera, commentate da Saltini in relazione all'opera proustiana.
Il mondo della cultura fu sconvolto durante la 'Belle Epoque' dalla rivoluzione musicale attuata da Richard Wagner: nel teatro di Bayreuth, egli tentò di dare corpo alla cosiddetta 'opera ciclica' in cui le musiche fluivano direttamente una nell'altra, raccontando storie della mitologia germanica. Un ritorno al passato che aveva ancora tanto da dire alla fine dell'Ottocento e alla riscoperta delle identità nazionali. L'ossessione per la forma perseguitò tutto il mondo intellettuale, deciso a seguire la strada aperta da Wagner, e a ragione si può dire di Proust che abbia 'regalato al Novecento una struttura'.
Il dramma del grande scrittore fu legato al pregiudizio che correva su di lui fra le fila della società parigina: la leggerezza dei suoi modi gli aveva guadagnato la fama di uomo mondano, quando in realtà sappiamo che passò la maggior parte della sua vita recluso nella stanza ricoperta di sughero, lavorando giorno e notte alla stesura della monumentale "Recherche", un compito arduo fatto di continui ripensamenti e correzioni. Al suo fianco era Rinaldo Hahn, compagno di vita e interessi: insieme unirono i rispettivi talenti in ambito letterario e musicale nel genere detto 'melologo', una recitazione poetica accompagnata dal canto del pianoforte.
Nel 1922 venne eseguita al funerale di Proust la celeberrima "Pavane pour une infante defunte" di Maurice Ravel, di cui il poeta era grande ammiratore e conoscitore. Alla luce della dolcezza malinconica di questo suggestivo brano, l'intero ciclo epico proustiano viene arricchito di nuovi significati, che rimandano ad una dimensione metaletteraria sempre presente nella "Recherche du temps perdu".

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