08/09/2013
RITRATTI DI SIGNORE: SAFFO
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La poetessa che ha inventato la lirica d'amore brilla come gemma nella memoria dell'antichità. Su di lei sono state inventate, fin dall'evo classico, molte leggende, spesso contrastanti tra loro, immortalate in romanzi, poemi, canzoni, opere liriche, film. A lei si sono ispirate persone che erano alla ricerca di un modo di vita diverso da quello che la società permetteva. L'esiguo corpus della scrittrice arrivato fino a noi, rimane come uno dei territori più amati dell'immaginazione, destinato a tornare nei contesti più e meno prevedibili. Luca Scarlini racconta uno dei miti più resistenti, e allo stesso tempo più misteriosi dell'Occidente.
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Italiano
La figura di Saffo, poetessa realmente esistita, indicata da Platone come la decima musa, è stata a lungo offuscata da un processo di mistificazione che ne ha sminuito il carattere e la poesia. Descritta spesso come brutta, sofferente, suicida, crudele, autoritaria, o disperata, solo a partire da fine Settecento viene interpretata come una figura quasi positiva: all'interno dell'opera "Confession de mademoiselle Sapho", pur ricoprendo il ruolo di una prostituta, viene presentata come una donna emancipata, autonoma, in grado di portare avanti una propria battaglia contro il maschilismo.
Anche in Italia verrà dedicata notevole attenzione alla figura di Saffo, soprattutto durante l'epoca romantica, quando se ne inizieranno a riscoprire la tragicità e il talento. Il Novecento invece sarà meno duro con la poetessa di Lesbo, pur continuando a presentarla come una figura dalla dubbia moralità. Stessa sorte toccherà nell'immaginario collettivo a Lesbo, isola di origine della poetessa, che si ammanterà di un'esotica quanto irreale fama di isola della perdizione. Come se non bastasse è stata condannata persino dalla scienza, che nel 1997 ha deciso di collegare il nome di Saffo ad una malattia purulenta, e dalla storia che delle sue numerose opere ha fatto sopravvivere solo alcuni frammenti.
Anche in Italia verrà dedicata notevole attenzione alla figura di Saffo, soprattutto durante l'epoca romantica, quando se ne inizieranno a riscoprire la tragicità e il talento. Il Novecento invece sarà meno duro con la poetessa di Lesbo, pur continuando a presentarla come una figura dalla dubbia moralità. Stessa sorte toccherà nell'immaginario collettivo a Lesbo, isola di origine della poetessa, che si ammanterà di un'esotica quanto irreale fama di isola della perdizione. Come se non bastasse è stata condannata persino dalla scienza, che nel 1997 ha deciso di collegare il nome di Saffo ad una malattia purulenta, e dalla storia che delle sue numerose opere ha fatto sopravvivere solo alcuni frammenti.