05/09/2014

SESSANT'ANNI DI GUERRA NON DICHIARATA

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Di formazione architetto, Francesco Pecoraro è arrivato alla scrittura solo pochi anni fa, iniziando a pubblicare sul suo blog. Le sue prime prose - i racconti di Dove credi di andare e i saggi narrativi di Questa e altre preistorie - possono essere lette oggi come dei materiali preparatori del suo primo romanzo, La vita in tempo di pace, narrazione in cerca di una trama che alla sua uscita ha suscitato un ampio dibattito critico. Per questo racconto della radicale disillusione novecentesca, in cui i fallimenti storici si esprimono in passioni tristi, in un'ossessiva e frustrante ricerca dell'anello che non tiene, sono stati presi a paragone maestri del pessimismo come Svevo, Gadda, Pasolini. Dialoga con Francesco Pecoraro Giuseppe Antonelli, storico della lingua e critico letterario. L'evento 107 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto presso la Basilica Palatina di Santa Barbara.
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Quando il tuo primo romanzo è tra i finalisti candidati al Premio Strega 2014 bisognerebbe essere incuriositi, oltre che dal libro, anche dall'autore, dalla sua storia, dalle fonti da cui ha tratto il suo testo. Francesco Pecoraro, autore de "La vita in tempo di pace", ha raccontato la sua storia a tutto il pubblico presente, incalzato da Giuseppe Antonelli. Prima di tutto c'è una riflessione sulla pace: noi, le generazioni nate dopo le Guerre Mondiali, abbiamo sempre vissuto immersi nella pace. Ma è stato davvero tutto lineare e senza rivoluzioni? I conflitti non sono forse nati anche tra le mura di casa, in quel delicato passaggio tra giovani e vecchi, tra sessantottini e nativi digitali? Il libro comincia il 29 maggio 2015, una data praticamente normale, senza scossoni. Eppure dentro se stesso il protagonista, Ivo Brandani, ripercorre le piccole guerre dei suoi anni di pace 'non dichiarata': le lotte studentesche, gli scontri di Valle Giulia, il sesso e la politica italiana, con le sue ricche contraddizioni. Pecoraro ci obbliga un po' a capire chi eravamo, per riuscire a comprendere davvero chi saremo. In fondo non è nella storia di ogni giorno che possiamo trarre un insegnamento sul nostro carattere e su ciò che ci circonda? Le note amare non mancano, ovviamente: la forte disillusione maturata nel tempo e la debolezza di chi ha vissuto nel limbo o si è adattato, suo malgrado, alle vicissitudini della storia non riescono a cancellare la sensazione che questa pace sia, alla fine, scavando fino al fondo, una silenziosa guerra fredda personale.

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