05/09/2014
LA SMANIA DI NON ESSERE IL CANTAUTORE CHE SONO
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«Io considero la canzone qualcosa di molto popolare e easy, mentre l'immagine del cantautore, che pure io ho incarnato e incarno (...) viene identificata spesso come un artista che vuole tirare molto il tessuto della canzone per farla diventare qualcosa di più nobile...». Autore di testi tra i più suggestivi e rivoluzionari della canzone d'autore 'made in Italy', Francesco De Gregori ha realizzato negli anni una galleria di personaggi e una raccolta di fiabe che descrivono la parabola italiana dal '68 a oggi. Intellettuale e appassionato di musica popolare, ha sempre costruito le sue canzoni avendo come riferimento la poesia europea del Novecento, scrivendo versi di potente forza evocativa e accompagnandoli con una musica originale e complessa. In occasione dell'uscita della sua biografia fotografica Guarda che non sono io, insieme al giornalista Marino Sinibaldi De Gregori racconta oltre quarant'anni di carriera trascorsi tra studi di registrazione, incontri e concerti.
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Francesco De Gregori venerdì sera in Piazza Castello è stato accolto da un caloroso applauso di benvenuto da parte di un pubblico composto da uomini e donne di ogni età. In occasione della presentazione del libro "Guarda che non sono io", l'incontro si è svolto come una chiacchierata confidenziale tra il cantautore romano e Marino Sinibaldi e, come tale, ha lasciato spazio ad aneddoti, ironie e riflessioni più intense. Il libro, che raccoglie fotografie e altri 'reperti' del passato (interviste, appunti, testi tratti dalle canzoni) secondo De Gregori «ha un titolo raggelante»: allude infatti a quelle situazioni in cui le celebrità vengono quasi 'assalite' dal pubblico che talvolta, pur dimostrando affetto e riconoscenza, si intromette nel loro privato. De Gregori inoltre sembra quasi volersi difendere dalle 'accuse' che gli sono state rivolte, come il non essere simpatico o abbastanza disponibile nei confronti dei suoi ammiratori, verso i quali invece nutre un profondo rispetto. Spiegando il desiderio di mantenere tale la sua vita privata, De Gregori ha dato valore all'uomo, prima ancora che al cantautore: all'individuo più che alla celebrità. Il cantautore ha anche annunciato l'imminente uscita di un album contenente 28 dei suoi brani più noti, quelli 'storici', da poco reincisi con la sua voce attuale. Questo progetto nasce «dalla volontà di mettere un punto fermo» - dice De Gregori - e contiene anche degli omaggi ad artisti che l'hanno influenzato, come Bob Dylan, la cui "Rainy Day Woman" ha ispirato la nascita della famosissima "Buonanotte fiorellino". Sinibaldi ha poi portato la conversazione sul testo di "Alice", una delle canzoni più note e apprezzate, che nasconde tra le strofe un significato inafferrabile. De Gregori non ha svelato il senso della canzone, ma ha rassicurato la platea con una bellissima riflessione: «Io sapevo esattamente cosa volesse dire Alice, e lo sapete anche voi, perché se una canzone arriva è perché la gente capisce esattamente cosa c'è dentro». L'arte per De Gregori è una forma di comunicazione: è necessariamente rivolta a qualcuno cui si vuole dire qualcosa, motivo per cui il ruolo del pubblico diventa molto importante. L'arte di De Gregori è però spesso difficile da comprendere: il concetto di una canzone o di una poesia, espresso in poche parole, può risultare allo stesso tempo affascinante e criptico. Ad esempio, la canzone "Viva l'Italia" fu vista da molti come un brano nazionalista, di destra, al punto che a De Gregori fu rivolta l'accusa di essere fascista. Come ha detto lui, probabilmente coloro che gli avevano rivolto tali accuse non avevano nemmeno ascoltato la canzone, né ne avevano letto il testo, ma si erano limitati a giudicare superficialmente un titolo che, apparentemente patriottico, resta ancora oggi il più adatto a quel brano. Sono molte le canzoni di De Gregori a trattare argomenti storici; la presenza della storia nei suoi testi deriva dall'aver convissuto al Folkstudio di Roma con le canzoni popolari, al fianco di personaggi quali Antonello Venditti, Giorgio Lo Cascio e Giovanna Marini. Quel piacere di suonare insieme, caratteristico del periodo al Folkstudio, è rimasto inalterato nel tempo: ancora oggi insieme a Guido Guglielminetti, il suo bassista, a De Gregori piace sperimentare con la musica ed essere innovativo. E oggi, più che in passato, a De Gregori piace suonare dal vivo e girare l'Italia concerto dopo concerto.