06/09/2014
UN'ARMA PER LE MASSE
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Il nome di Michail Kalanikov sarà sempre legato a quello della sua micidiale invenzione, l'AK-47, altrimenti noto come Avtomat Kalanikova. Nato dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, il fucile d'assalto diviene il simbolo globale dell'emancipazione dei popoli e della lotta contro gli oppressori, ma anche l'oggetto del desiderio di mercanti d'armi e dittatori. «Dietro quella sigla austera non c'era soltanto l'inventiva di un giovane costruttore sovietico» ma l'aberrazione di un secolo. E solo un narratore di prima razza come Oliver Rohe (La mia ultima invenzione è una trappola per talpe), poteva elaborare da una vicenda così oscura un poetico intreccio tra saggio e biografia. Ne parla insieme al cofondatore e presidente onorario di Lettera22 Emanuele Giordana.
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Sabato pomeriggio presso il Conservatorio di musica "Campiani", il giovane scrittore di origini libanesi Oliver Rohe ha presentato il suo libro "La mia ultima invenzione è una trappola per talpe". Dialogando con Emanuele Giordana, Rohe ha ripercorso le tappe della vita di Michail Kalasnikov, che hanno portato alla costruzione e al perfezionamento dell'arma universalmente nota come AK-47 (Avtomat Kalasnikova) e ha riflettuto sulle implicazioni che l'invenzione di tale arma ha avuto a livello mondiale. La riflessione di Rohe riguarda la diffusione universale dell'AK-47, anche nei paesi occidentali pacifici e in cui non ci sono guerre in atto. Non solo: il Kalasnikov appare prepotentemente nei film, alla TV, sulla stampa, nei videogiochi e, di conseguenza, nell'immaginario degli occidentali. Da questa constatazione sorge spontanea una domanda: come mai tolleriamo la presenza dell'AK-47? Nel vissuto personale di Rohe, nato a Beirut durante gli anni della guerra civile, il Kalasnikov non ha rivestito un ruolo soltanto nella dimensione dell'immaginario, bensì è stato fisicamente presente. Al suo trasferimento in Francia si è stupito di trovarlo anche lì. Attorno a quest'arma si è creato, col passare del tempo, quasi un mito: tutto il mondo sa com'è fatta ed è vista da diverse prospettive, secondo i grandi eventi della storia sino al suo uso nella vita quotidiana. Infatti il Kalasnikov racconta bene la storia del '900: fucile d'assalto inventato per combattere il nazismo e utilizzato successivamente per la propaganda comunista, ha infine perso la sua aurea ideologica dopo la caduta del muro di Berlino. Inoltre, ciò che ha spinto Michail Kalasnikov a perfezionare per molti anni il suo fucile, non è stata solo una ragione funzionale ma anche un obiettivo estetico; è un'arma bella da vedere, oltre che straordinariamente potente, tanto che - ha detto Rohe - ha una linea quasi vintage. Nel libro vengono raccontati due episodi significativi, che mostrano la profonda attrazione di Kalasnikov per le armi; dopo aver sfornato e assemblato per la prima volta l'arma, il suo profumo d'acero era così inebriante da richiamare in qualche modo una forma di erotismo. Analogamente, ogniqualvolta avvenga un incontro tra lui e un'arma da fuoco, l'attrazione che prova è quasi carnale.