06/09/2014

Antonio Moresco con Piersandro Pallavicini

2014_09_06_179
Tra gli scrittori italiani contemporanei, Antonio Moresco è forse quello che ha dimostrato la più autentica fede nella letteratura, nel suo potere immaginifico e rivelatorio che ci porta a vedere oltre. Non è soltanto la sua tormentata e nota vicenda editoriale a testimoniarlo, quanto opere potenti, liriche e iper-realistiche come I canti del caos, in cui si susseguono straripanti visioni di un'umanità sull'orlo dell'abisso, o favole più lievi come La lucina, Fiaba d'amore e 21 preghierine per una nuova vita, dove la solitudine esistenziale è finalmente toccata dalla tenerezza, dalla sorpresa dell'ignoto, dalla manifestazione serena del mondo dei morti. Lo incontra lo scrittore Piersandro Pallavicini. L'evento 179 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era prevista la presenza di Loredana Lipperini, sostituita successivamente da Piersandro Pallavicini.
English version not available
Italiano
Non tutti gli scrittori devono aver avuto una storia editoriale facile, ove per facile si intende tutta la leggerezza della scrittura e la banalità del riuscire esclusivamente a vendere milioni di copie puntando al libro come mera merce. Eppure Antonio Moresco, mantovano e ospite al Festivaletteratura, sa che cosa sia la fatica e il duro mestiere delle parole e non teme il giudizio dei suoi lettori. La sua biografia, infatti, testimonia il dramma dell'isolamento di un uomo che, scappato a diciannove anni dal suo paese natale, si ritrova «solitario e antisociale», come lui stesso si definisce. Lo scrittore Piersandro Pallavicini ha dialogato con l'autore dei suoi lavori, da "Canti del Caos" a "La Lucina", da "Fiaba d'amore" a "21 preghierine" e ha rintracciato una tenerezza che convive e a volte sovrasta la durezza della sua scrittura. Così Moresco cita Rimbaud: «è per delicatezza che mi sono bruciato la vita», ma è consapevole che lo scrittore deve correre dei rischi. Nei suoi testi si può esplorare il rapporto con la natura e con la sua dimensione spirituale, la continua tensione tra vita e morte e la drammatica solitudine della società contemporanea. In "Fiaba d'amore" Moresco fa dire ai suoi protagonisti: «Le persone si illudono e poi si deludono, si abbandonano, si rimpiccioliscono, si riciclano, accettano di vivere rimpicciolite e riciclate. Si feriscono, si fanno a pezzi, si uccidono, ma poi - come dicono loro - continuano a stimarsi, a restare amiche, cioè si uccidono due volte, e credono così di essere persone evolute, civili, credono che sia questa la civiltà, la società in cui si riesce a vivere. La società... Noi lo sappiamo bene com'è fatta la società, l'abbiamo conosciuta fin troppo bene, per questo le abbiamo voltato le spalle». L'obiettivo della sua letteratura è sfondare la linea di confine che imprigiona le nostre vite e cercare di raccontare l'indicibile che chiede di essere indagato e raccontato. Moresco scopre le zone d'ombra e i pozzi neri delle nostre esistenze; ci insegna a non lasciare alla ricerca e alla fantasia il diritto di abdicare; scrive preghiere che consolano come piccoli talismani. Moresco inventa l'amore.

1Luoghi collegati

1Enti correlati