06/09/2014

IL MIO FREE CINEMA

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Proiezione dei film K e Together


La produzione di Lorenza Mazzetti - pur limitandosi a due opere che insieme raggiungono a stento la normale durata di un lungometraggio - ha segnato una svolta importante nel cinema europeo del dopoguerra. Nel cortometraggio K (1953) si ritrovano le radici del pensiero e della poetica di Mazzetti, nonché i primi sviluppi della sua riflessione sulla figura dell'outsider. Incentrato sulle vicende di due sordomuti nel quartiere East End di Londra, Together (1956) è un film dalla natura esplicitamente non narrativa la cui audace concezione e lo stile personale, il suo insolito e delicato mood rinforzato dall'espressiva coerenza di stile di attori non professionisti, colpì profondamente la critica dell'epoca e conquistò in Italia registi e intellettuali come Pasolini, Bertolucci, Zavattini. Il film fu premiato a Cannes con il Palmares dell'Avanguardia. In occasione dell'uscita di Diario londinese, la regista presenta i suoi film al pubblico del Festival.
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Lorenza Mazzetti si presenta come una anziana donnina che ispira tenerezza. Tenero è anche il modo con cui si approccia alla vita: si percepisce dalla sua voce, quando racconta, una certa dolcezza e un profondo affetto per il suo passato, quasi che carezzasse con le parole le persone che hanno riempito la sua vita. D'altra parte ricordare è importante, questa è la lezione che Lorenza ha imparato quando è tornata in Italia dopo un periodo vissuto a Londra. In Inghilterra, Lorenza ha contribuito alla nascita del movimento del "free cinema" (cinema libero), attività che le ha dato l'opportunità di operare uno stacco netto da quella che era la sua vita precedente segnata da una tremenda tragedia familiare: durante la ritirata delle truppe tedesche in Italia dopo la seconda guerra mondiale, i soldati uccidono le zia e le cugine di Lorenza (che abitava con la sorella presso i parenti), mentre lo zio si uccide incapace di sopportare il dolore. Restare a Firenze, nella villa di campagna degli zii, in mezzo a tutta quella bellezza e a quel sole, risulta insopportabile: è per questo che la giovane decide di unirsi a un gruppo di studenti che, su proposta dell'università di filosofia dove è iscritta, vanno a Londra a raccogliere patate. Da qui comincia il lungo racconto del periodo londinese, esperienza dettagliamente ripercorsa in "Diario londinese" (2014): la scuola d'arte e come Lorenza riesce a entrare nel 'giro' cinematografico e dà inizio, insieme ad alcuni amici, al "Free Cinema", che diventerà presto simbolo della protesta contro il dominio della 'upper class'. La narrazione è costellata da buffi aneddoti, personaggi e incontri: non c'è nostalgia o infelice rassegnazione per un passato che non tornerà più. Colpisce invece il sorriso che si intravede dietro queste immagini, la forza d'animo e la delicatezza di uno sguardo affezionato. Nel 1959 Lorenza torna in Italia, e l'esperienza inglese non avrà nessun proseguimento. Rivedere i luoghi del dramma proietta nuovamente nel suo animo tutta l'angoscia che a Londra era stata rimossa a forza. Il crollo è inevitabile e richiede una lunga cura, il cui risultato è il volume "Il cielo cade" (1961), dove Lorenza trova il coraggio di ricordare e rendere giustizia alla morte dei suoi cari. Il cinema, invece, è un'esperienza finita: «non avrei potuto produrre film professionalmente», afferma Lorenza. Aveva potuto girare con una telecamera a mano come forma di sperimentazione, ma ora ciò di cui aveva bisogno era scrivere e ricordare. Le due pellicole prodotte in quel di Londra, comunque, sono davvero notevoli. Sono state entrambe proiettate sabato sera al cinema Oberdan. La prima è il cortometraggio "K" prodotto con i fondi universitari che si ispira alla storia di Gregor Samsa (F.Kafka, "La metamorfosi"), è stata realizzata con pochissimi mezzi, i quali d'altra parte non erano neanche troppo necessari, dal momento che l'intento, pienamente riuscito a giudicare dalle espressioni angosciate del pubblico, era proprio quello di mostrare con grande sapienza interpretativa la desolazione e la carenza esistenziale del protagonista che «parla parla e vorrebbe lavorare ed essere come gli altri, ma non ci riesce». Il secondo video proiettato s'intitola "Together", ed è anche quello che diventerà il manifesto del movimento cinematografico del 'free cinema'. Racconta la toccante storia di due sordomuti che si trasferiscono nel quartiere dell'East End di Londra. La città era, negli anni '50, definitivamente diversa da come la immaginiamo noi oggi: panorami industriali, nebbia e grigiore, inquinamento, anonimi edifici e strade popolate da bande di bambini che cantano filastrocche e giocano a biglie con un forte richiamo all'atmosfera de "I ragazzi della via Pal" di Ferenc Molnàr. Fra i rumori dei cantieri e le cantilene dei bambini, a suggestionare così profondamente sono quei frammenti di silenzio in cui i due protagonisti sordomuti dialogano. In questi istanti, il titolo "Together" acquista significato: insieme perché queste due figure si vogliono davvero bene e si creano tra loro degli attimi di intimità inestimabili. Due uomini soli affacciati dal ponte sul canale guardano il cantiere in silenzio. Quale sia lo sviluppo, lascio a voi scoprirlo.

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