06/09/2017 - Che fare?
"La capanna dello zio Tom" di Harriet Beecher Stowe
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Un libro stretto in mano e uno sguardo risoluto rivolto al futuro: questa l'iconografia tipica del rivoluzionario nell'arte dell'irrequieto Ottocento. "Che fare?" è il pamphlet con cui Lenin accende la miccia della Rivoluzione del 1917, e per celebrare questo anniversario Festivaletteratura ha scelto di indagare il rapporto incendiario che lega i libri a rivolte, sommovimenti sociali e rovesciamenti di regime. Quali opere nell'epoca moderna sono state in grado di accendere i cuori e armare il braccio di decine, centinaia, milioni di persone e di farle marciare insieme verso un unico obiettivo? A tre studiosi di storia contemporanea il compito di scegliere e commentare un libro 'd'azione', che scientemente o per caso ha finito per cambiare il corso della Storia.
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Italiano
Si è aperto con "La capanna dello zio Tom" il ciclo "Che fare?", progetto che riprende il nome del pamphlet di Lenin, preparatorio alla Rivoluzione d'Ottobre. Alessandro Portelli, professore presso l'università La Sapienza di Roma, svela il volto segreto della parabola dell'umile schiavo Tom, denigrata dallo stesso Malcolm X come lode a una figura di servo ideale per gli oppressori bianchi. La pubblicazione de "La Capanna dello Zio Tom", infatti, risale al 1852 ed anticipa la Guerra Civile Americana, nella quale si sarebbero contrapposti i sostenitori del benestante Sud schiavista e quelli del Nord industriale, la cui economia si apprestava a decollare. L'ipotesi che guida l'analisi di Portelli è che l'autrice Beecher Stowe abbia fornito una base morale che legittimasse la guerra contro il Sud latifondista come necessaria e, dunque, giusta. "La capanna dello zio Tom", infatti, mostra l'orrore della schiavitù in quanto pratica fondata sul possesso esercitato da parte di un essere umano su un suo simile: lo zio Tom, lontano dall'esprimere ambizioni di diritti politici e civili, dichiara la sua esigenza di possedersi e di possedere. Per quanto anticipatore dei tempi il romanzo fu un immediato successo di pubblico grazie alla contrapposizione tra il candore dei protagonisti positivi e la tenebrosità di quelli cattivi, come il padrone bianco Simon Legree. La letteratura servì da strumento di denuncia politica e sociale: la stessa Beecher Stowe era impegnata sul fronte dell'emancipazione politica delle donne, una femminista ante litteram.