06/09/2017

LA LIBERTÀ CHE È IN NOI PIÙ FORTE

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Faraj Bayrakdar è uno degli intellettuali di riferimento dell'esilio siriano e dell'opposizione al regime di Assad. Arrestato già più volte negli anni Settanta per aver pubblicato alcuni giovani poeti siriani, nel 1987 entra in carcere per la sua attività politica e vi resta per quattordici anni. La sua produzione poetica nasce nelle condizioni estreme della prigionia, nel disperato tentativo di resistere alla tortura, all'isolamento, all'annientamento della propria dignità. I suoi componimenti abbandonano presto l'espressione più acerba del rancore per raggiungere un lirismo più alto, figurato, potente: «pian piano mi sono accorto che la poesia è per me il più bel volo della libertà. È l'esercizio più pieno della libertà e, insieme, è qualcosa che non può essere imprigionato». A conversare con l'autore de "Il luogo stretto" sono la sua traduttrice, Elena Chiti, ed Elisabetta Bartuli, esperta di letteratura araba.
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