07/09/2017

PER UN NUOVO CALENDARIO CIVILE

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La proclamazione della Repubblica Romana del 1849 viene salutata in alcune città italiane con la messa in posa dell'albero della libertà: è una festa spontanea, in cui l'esposizione del simbolo della Rivoluzione francese segna agli occhi di tutti l'inizio di una nuova era e crea immediata adesione popolare. Anche oggi la vita di una comunità civile ha bisogno di una sua ritualità laica, in cui i principi e valori scelti a proprio fondamento possano generare un reale sentimento di appartenenza e promuovere una partecipazione consapevole e attiva alla vita della comunità. Per questo - secondo Alessandro Portelli, Adachiara Zevi e Umberto Gentiloni - occorre fissare un nuovo Calendario civile, scandito sulle date intorno alle quali si è definita nel corso della storia la nostra identità di cittadini italiani, per creare una memoria condivisa, non esteriormente celebrativa, capace di dare senso e futuro alla nostra democrazia.
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Italiano
Ripensare la storia, progettando ex novo il calendario: a guidare l'incontro "Per un nuovo calendario civile" di Adachiara Zevi, Alessandro Portelli e Umberto Gentiloni, è stata la volontà di ridefinire la partecipazione democratica, attraverso le tappe storiche salienti del nostro Paese. Tutti gli Stati si riconoscono in precisi momenti storici: la storiografia francese ruota attorno al 14 luglio, quella statunitense attorno al 4 luglio. Ma l'Italia, e soprattutto gli Italiani, in che cosa si identificano? Secondo i tre studiosi, il volume "Calendario civile. Per una memoria laica", popolare e democratica degli italiani offre una traccia di ventiquattro momenti dello scorrere del tempo in cui la comunità nazionale può riconoscersi e, grazie all'interpretazione storica, cercare di costruire e comprendere il presente. La sfida degli studiosi è stata duplice: combattere contro il modo di concepire il passato come un'età distante dal nostro tempo e, allo stesso tempo, contro la frequente abitudine di immobilizzarlo in una serie di date da ricordare faticosamente. Per questo è utile ripensare il nostro calendario e ridefinire la nostra memoria condivisa, accettando il rischio di far convergere diversi punti di vista, come dovrebbe succedere in un sistema democratico, e distinguere la conoscenza storica dalla celebrazione di un evento. La storia non è un insieme di anniversari, ma di relazioni che si creano nel tempo. Lo scopo di tale opera annalistica, intesa come il prodotto di e per la comunità, non sospende, infatti, il tempo, ma lo intensifica.

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