08/09/2017

LA GUERRA ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UN POETA

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«È importante che si combatta per difendere i più deboli, ma spero di non dover mai più imbracciare un fucile. Il mio obiettivo adesso è conoscere il mondo attraverso la condivisione di lingue e di libri. Qualcuno mi chiamerà sognatore. Ma meglio essere un matto che vedere tutto nero». Brian Turner ("La mia vita è un paese straniero") ha servito per sette anni nell'esercito statunitense, spostandosi tra la Bosnia, l'Iraq e il Medio Oriente. Nel 2003 ha abbandonato le armi e ha iniziato a dedicarsi alla poesia, dipingendo il conflitto iracheno con il suo carico di dolore, paura, tristezza e solitudine, nella consapevolezza che esorcizzarlo con la scrittura non avrebbe cucito certe ferite, ma che avrebbe comunque portato sollievo. Turner è riuscito con i suoi versi - secondo le parole del "New York Times" Book Review - a «descrivere un evento più incomprensibile dello sbarco sulla Luna». E, per questo, dovremmo ringraziarlo. Lo incontra la scrittrice Elisabetta Bucciarelli.

L'evento 066 è stato annullato.
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