08/09/2017
LA MORTE È UNA STORIA DA RACCONTARE
2017_09_08_102
dai 14 anni
Narrano il rapporto degli adolescenti con la morte Jennifer Niven e Nina LaCour nei loro romanzi, "Raccontami un giorno perfetto" e "Ferma così". E di ragazze e ragazzi che sanno essere crudeli, ma anche terribilmente fragili, soli e vittime delle proprie paure e insicurezze, mentre si sentono incompresi dal resto del mondo e portatori di un peso insostenibile. E a loro non è estranea l'idea della morte, che talvolta diventa quasi un'esperienza affascinante, attraente, romantica, ma anche sconosciuta e difficile da comprendere, che fa nascere dubbi e domande. Per la prima volta le due scrittrici si confrontano insieme a Luigi Ballerini, psicoanalista e scrittore, autore dei recenti "Imperfetti" e "Cosa saremo poi". Coordina il dialogo Vera Salton.
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I piccoli volontari della redazione junior sono più che pronti. Saranno loro a raccontare gli eventi con nuove prospettive e presentare i laboratori della Casa del Mantegna, dedicati al nostro pubblico più giovane.
Arrivano a Festivaletteratura i tre scrittori di romanzi per ragazzi Jennifer Niven, Nina LaCour e Luigi Ballerini; questi tre autori hanno in comune il fatto che le loro opere sono state etichettate dall'editoria come racconti di morte.
Jennifer si ritiene una scrittrice di vita, in quanto la morte è semplicemente una parte di essa; ricorda di quando una sua lettrice le ha inviato una lettera dicendo che la odiava per averla fatta piangere ma allo stesso tempo la ringraziava di aver scritto storie vere e di aver sottolineato il fatto che la vita non ha sempre un lieto fine. Desidera scrivere le storie con onestà e sincerità facendo capire ai suoi giovani lettori che nonostante le difficoltà che si possono incontrare sulla propria strada c'è sempre un modo per venirne fuori, dando loro speranza. La scrittrice desidera che dopo aver letto i suoi romanzi, i giovani, capiscano quanto importante è vivere e godersi la vita, perché nella sua esperienza personale ha perso molte persone a lei care e nonostante questo non ha perso la voglia di andare avanti. Questo anche grazie all'aiuto e al supporto dei suoi amici; un concetto per lei fondamentale è quello di aiutare le persone in difficoltà stando loro vicino e cercando di trasmettergli la voglia di vivere. Allo stesso tempo è però importante trovare qualcuno a cui appoggiarsi, anche un adulto, per non dover portare tutto il peso della situazione da soli.
Nina, autrice di "Ferma così" e "Il ritmo dell'estate", sostiene il fatto che i suoi libri, sì parlino di morte, ma anche di vita e di amicizie: ad esempio nel primo la protagonista Caitlin perde la migliore amica, ma a causa di questo stringe nuovi legami creando un'amicizia ancora più importante di quella precedente. Scrivere, per Nina, è molto importante, è convinta che questa sia un'opportunità per sentirsi meglio quando si è tristi, per liberare le emozioni, i libri possono essere un mezzo per iniziare una conversazione e trattare argomenti scomodi, di cui non tutti si sentono a proprio agio a parlare. Racconta che all'età di 13 anni nella sua scuola un ragazzo a lei molto caro si è tolto la vita, lei devastata e confusa non riusciva a parlare con la gente e attraverso i libri e, a poco a poco, parlandone con gli amici, è riuscita a superare la situazione e continuare a vivere. È consapevole che l'età adolescenziale sia molto difficile e non è d'accordo con quei genitori che vogliono privare gli adolescenti di esplorare il "lato oscuro" della vita e proibire loro di vedere film o leggere libri che trattano di temi come la morte o il suicidio, la ritiene una cosa impossibile ma anche ingiusta.
Luigi, autore di [Im]perfetti e Cosa saremo poi, definisce i personaggi dei suoi libri come persone di carta libere di pensare e di vivere che attraverso le pagine si mettono in relazione con le persone di carne. È assolutamente in disaccordo con chi dice «leggi libri con personaggi depressi, sei un depresso», spiega che è un sillogismo senza senso, è come dire che se leggi libri sugli unicorni sei un unicorno. Sostiene che il suicidio possa apparire come una soluzione valida per mettere fine alle proprie sofferenze, in realtà toglie tutte le possibili soluzioni. È possibile che l'idea del suicidio possa venire in mente, ma bisogna sapere trattare questo pensiero. Afferma inoltre che se uno scrittore vuole far provare determinate emozioni al lettore deve provarle lui stesso mentre scrive. In merito al suicidio dice che il migliore aiuto che si può dare a una persona che soffre è vivere bene e trasmettere questa gioia. Non è comunque detto che si riesca a salvarla.
Il suicidio non è un tema facile da affrontare con dei giovani, ma è necessario continuare a parlarne per averne meno paura ed essere in grado dei gestire il proprio impulso e circondarsi di persone che possano aiutarti in caso di difficoltà.
Arrivano a Festivaletteratura i tre scrittori di romanzi per ragazzi Jennifer Niven, Nina LaCour e Luigi Ballerini; questi tre autori hanno in comune il fatto che le loro opere sono state etichettate dall'editoria come racconti di morte.
Jennifer si ritiene una scrittrice di vita, in quanto la morte è semplicemente una parte di essa; ricorda di quando una sua lettrice le ha inviato una lettera dicendo che la odiava per averla fatta piangere ma allo stesso tempo la ringraziava di aver scritto storie vere e di aver sottolineato il fatto che la vita non ha sempre un lieto fine. Desidera scrivere le storie con onestà e sincerità facendo capire ai suoi giovani lettori che nonostante le difficoltà che si possono incontrare sulla propria strada c'è sempre un modo per venirne fuori, dando loro speranza. La scrittrice desidera che dopo aver letto i suoi romanzi, i giovani, capiscano quanto importante è vivere e godersi la vita, perché nella sua esperienza personale ha perso molte persone a lei care e nonostante questo non ha perso la voglia di andare avanti. Questo anche grazie all'aiuto e al supporto dei suoi amici; un concetto per lei fondamentale è quello di aiutare le persone in difficoltà stando loro vicino e cercando di trasmettergli la voglia di vivere. Allo stesso tempo è però importante trovare qualcuno a cui appoggiarsi, anche un adulto, per non dover portare tutto il peso della situazione da soli.
Nina, autrice di "Ferma così" e "Il ritmo dell'estate", sostiene il fatto che i suoi libri, sì parlino di morte, ma anche di vita e di amicizie: ad esempio nel primo la protagonista Caitlin perde la migliore amica, ma a causa di questo stringe nuovi legami creando un'amicizia ancora più importante di quella precedente. Scrivere, per Nina, è molto importante, è convinta che questa sia un'opportunità per sentirsi meglio quando si è tristi, per liberare le emozioni, i libri possono essere un mezzo per iniziare una conversazione e trattare argomenti scomodi, di cui non tutti si sentono a proprio agio a parlare. Racconta che all'età di 13 anni nella sua scuola un ragazzo a lei molto caro si è tolto la vita, lei devastata e confusa non riusciva a parlare con la gente e attraverso i libri e, a poco a poco, parlandone con gli amici, è riuscita a superare la situazione e continuare a vivere. È consapevole che l'età adolescenziale sia molto difficile e non è d'accordo con quei genitori che vogliono privare gli adolescenti di esplorare il "lato oscuro" della vita e proibire loro di vedere film o leggere libri che trattano di temi come la morte o il suicidio, la ritiene una cosa impossibile ma anche ingiusta.
Luigi, autore di [Im]perfetti e Cosa saremo poi, definisce i personaggi dei suoi libri come persone di carta libere di pensare e di vivere che attraverso le pagine si mettono in relazione con le persone di carne. È assolutamente in disaccordo con chi dice «leggi libri con personaggi depressi, sei un depresso», spiega che è un sillogismo senza senso, è come dire che se leggi libri sugli unicorni sei un unicorno. Sostiene che il suicidio possa apparire come una soluzione valida per mettere fine alle proprie sofferenze, in realtà toglie tutte le possibili soluzioni. È possibile che l'idea del suicidio possa venire in mente, ma bisogna sapere trattare questo pensiero. Afferma inoltre che se uno scrittore vuole far provare determinate emozioni al lettore deve provarle lui stesso mentre scrive. In merito al suicidio dice che il migliore aiuto che si può dare a una persona che soffre è vivere bene e trasmettere questa gioia. Non è comunque detto che si riesca a salvarla.
Il suicidio non è un tema facile da affrontare con dei giovani, ma è necessario continuare a parlarne per averne meno paura ed essere in grado dei gestire il proprio impulso e circondarsi di persone che possano aiutarti in caso di difficoltà.