08/09/2017

IL FILO ROSSO DEGLI UOMINI ILLUSTRI

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I viaggi letterari di Jan Brokken toccano epoche e continenti diversi, nei quali l'autore olandese riesce sempre a muoversi con l'abilità di un esploratore navigato. Le sue vite di uomini illustri, in particolare, seguono un filo rosso molto personale: non è un caso che due dei suoi libri più noti ("Jungle Rudy", tuttora inedito in Italia, e "Nella casa del pianista"), narrino con eguale maestria due vite che non hanno niente in comune, ovvero quelle dell'avventuriero Rudolf Truffino e del geniale pianista russo Jurij Egorov. Da "Anime baltiche", a "Il giardino dei cosacchi" e al recente "Bagliori a San Pietroburgo", i testi di Brokken, che hanno trovato in Bruno Gambarotta un appassionato lettore, si sono via via trasformati in biografie collettive di grande fascino, capaci di far rivivere città letterarie, magiche commistioni culturali e titani della cultura mondiale.

In collaborazione con l'Ambasciata e il Consolato Generale dei Paesi Bassi e del Nederlands Letteren Fonds (Dutch Foundation for Literature)
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Un viaggio a San Pietroburgo attraverso gli occhi di Jan Brokken.
Mai la questione europa è stata così presente al Festival: sono molti autori ad esaminare in controluce i problemi di ieri e di oggi.
«La più russa delle città europee, la più europea delle città russe», con questa definizione Bruno Gambarotta apre l'incontro tenutosi a Palazzo d'Arco sull'ultimo libro di Jan Brokken (1949) "Bagliori a San Pietroburgo", edito da Iperborea nell'agosto 2017.
La Russia, le repubbliche baltiche, alcune delle aree apparentemente marginali e inesplorate d'Europa legano le opere di Brokken, una scelta tra l'altro condivisa assieme a Iperborea, editrice delle versioni italiane dei suoi romanzi. "Bagliori a San Pietroburgo", a distanza di 40 anni dalla sua prima visita del 1975, è un nuovo viaggio sulle orme dei grandi intellettuali che hanno vissuto nella città russa e che hanno fatto la storia delle arti. Andare come un detective sulle orme degli artisti che furono, scoprirne i luoghi centrali delle loro esistenze ci aiuta ad avvicinarsi a loro, ad immedesimarsi nelle loro vite e a comprendere anche la genesi della loro produzione artistica. Un esempio ci viene fornito anche dagli altri volumi usciti precedentemente: a proposito di "Anime baltiche" (2014), Hannah Arendt, afferma Brokken, è sempre stata definita una filosofa tedesca solo per la lingua di diffusione delle sue idee; in realtà però, la Arendt è originaria di Königsberg, dove ha vissuto anche Immanuel Kant. Capire pertanto il contesto, i luoghi del vissuto di un autore ci rendono tutto più comprensibile. Ne "Il giardino dei cosacchi", sostiene invece di essersi immaginato dentro a "Delitto e castigo". Paragonato anche a scrittori di viaggio come Chatwin, Greene e Magris, gli itinerari letterari presentati da Brokken vogliono quindi raccontare storie vere, incontri, come essi ci aprano e ci arricchiscano.
«Perché viaggiare, insieme a leggere e ascoltare, è sempre la via più utile e più breve per arrivare a se stessi». ("Anime baltiche")
Il Dostoevskij raccontata dall'olandese Jan Brokken nel suo "Il giardino dei cosacchi" (traduzione di Claudia Cozzi e Claudia Palermo, Iperborea) è quello disperato dell'esilio in Siberia. L'incipit del libro è dedicato alla falsa esecuzione della condanna a morte che Fiodor Dostoevskij dovette subire: nel 1849 lo zar Alexander lo fece preparare per la fucilazione insieme a un gruppo di altri detenuti e solo all'ultimo momento i soldati ebbero l'ordine di abbassare i fucili.
«Il caso non esiste», risponde tuttavia Brokken ad un altro intervento di Gambarotta, «se esiste bisogna cercarlo, tenere gli occhi aperti e cogliere le occasioni che capitano». I viaggi letterari di Brokken si arricchiscono quindi di incontri che aiutano a scoprire persone, ambienti, aneddoti nuovi che aprono nuovi orizzonti. L'aneddoto sul professore di yiddish narrato in "Anime baltiche" ne è la conferma.
Giornalista, viaggiatore e narratore, ma anche pianista. La componente autobiografica si inserisce nelle trame del romanzo, andando ad evocare il suo modo personale di leggere libri, poesie e di suonare musica. Quest'ultima è protagonista del suo ultimo romanzo ma anche di "Nella casa del pianista" (Iperborea, 2011): infatti, Jan Brokken si è messo anche sulle tracce di numerosi musicisti e compositori russi come Stravinskij e Čajkovskij, andando a sondarne il luoghi, gli episodi e gli incontri che hanno segnato le loro vite.
"Bagliori a San Pietroburgo" racconta inoltre di Anna Achmatova (1889-1966), una delle poetesse russe più famose. Questa diventa perciò l'occasione per regalare al pubblico mantovano una riflessione sul valore della poesia e della letteratura. «I paesi protagonisti delle mie vicende narrate», sostiene, «sono tutti luoghi dove vi era e vi è assenza di libertà. I poeti rischiavano la morte», afferma lo scrittore olandese citando anche l'affermazione «di poesia si muore» di Mandel'štam. «La Russia era ed è in mano ad un potere centrale molto forte che ostacola le libertà individuali».
Tuttavia vi è una forza opposta fatta di letteratura, arte, musica, poesia ed è questa è la bellezza della letteratura russa e della letteratura in generale. «Quando ascolto qualcosa di russo sento il grido di libertà del popolo sottomesso, la voce della Russia sottomessa. I dittatori muoiono, ma alla fine sono i poeti ad aver vinto».

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