08/09/2017

DA QUALE PARTE STAI?

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Come si domandava Victor Hugo nei "Miserabili": «Forse che qualunque guerra fra gli uomini non è guerra fra fratelli?». Quello della guerra civile è un argomento complesso, proprio perché la parola stessa si presta a differenti interpretazioni, spesso inficiate da fattori ideologici. Come sostiene lo storico David Armitage ("Storia delle guerre civili"), professore presso la prestigiosa università americana di Harvard, «ogni definizione di guerra civile comporta un atto eminentemente politico». Che si parli della recente crisi siriana e dei suoi tragici effetti, o si risalga il corso del tempo fino ad arrivare al conflitto militare tra Giulio Cesare e Gneo Pompeo, tracciare l'evoluzione di un concetto che per più di duemila anni ha fatto compagnia all'umanità, è un'impresa necessaria alla comprensione dello stesso. Sul palco, insieme all'autore di Stockport, lo storico e studioso di genocidi Marcello Flores.
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Che cosa significa guerra civile e che cosa implica tale definizione?
L'incontro con lo storico americano David Armitage presso l'Aula Magna dell'Università di Mantova è iniziato con la seguente constatazione:
Dalla fine della Guerra Fredda ad oggi il numero di guerre internazionali è andato via via diminuendo - nel 2017 si contano solo le dispute territoriali eritreo-etiope, indio-pakistana e indio-cinese; eppure, accanto a questo fatto rassicurante vi è quello più allarmante della decuplicazione del numero di guerre civili rispetto al periodo 1816-1989.
Nel corso della presentazione del suo nuovo libro "Guerre civili. Una storia attraverso le idee", il professore di Harvard guarda al passato per constatare come il mondo contemporaneo delle relazioni internazionali stia vivendo una vera e propria trasformazione nella natura dei conflitti armati: l'era della 'war between states' (guerra tra Stati) sta giungendo al termine e al suo posto si sta affermando l'era della 'war within states' (guerra dentro gli Stati).
Questa consapevolezza rende necessario indagare la definizione di guerra civile per comprenderne le conseguenze sul piano del diritto internazionale pubblico. Concetto sconosciuto ai greci antichi, per i quali tra concittadini poteva esistere solo la stasis (discordia), ad introdurlo sono stati gli antichi romani che hanno conosciuto la brutalità di un bellum civile (guerra civile), uno scontro tra concittadini che si riconoscevano reciprocamente come hostes (nemici) per divergenze sul piano della propria identità politica, socio-economica e/o culturale.
Al giorno d'oggi, nonostante non esista ancora una definizione univoca di guerra civile, le convenzioni di Ginevra garantiscono che questa porti con sé tutta una serie di implicazioni giuridiche volte a strutturare, ad esempio, il movimento degli aiuti internazionali verso il Paese coinvolto e la raccolta di materiali probanti da usare poi per l'istituzione di tribunali penali internazionali e per la messa in accusa dei criminali di guerra.
Pertanto, attraverso l'esempio della guerra in corso in Siria, David Armitage rammenta quanto sia importante il riconoscimento o meno del carattere intestino di un conflitto armato da parte della Comunità internazionale. Infatti, nel caso siriano, da quando nel 2012 si è arrivati a tale riconoscimento, è stata facilitata l'attività di molte organizzazioni governative e non a favore della popolazione civile.

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