09/09/2017
DOVE GLI DEI SI PARLANO
2017_09_09_167
Performing reportage
«Forse questo può fare il fotografo, raccogliere tessere di un mosaico che non sarà mai completo (...), sognando, senza raggiungerla mai, quell'immagine intera del mondo che magari da qualche parte c'è, o forse c'era e s'è perduta, come la lingua di Adamo». Attraverso un monologo fatto di immagini, suoni e musiche raccolte sul campo, Monika Bulaj ci accompagna nelle ultime oasi d'incontro tra fedi, zone franche assediate dai fanatismi armati, dove si può assistere a rituali arcani come le feste dionisiache dei musulmani del Magreb, il pianto dei morti nei Balcani, i pellegrinaggi nel fango degli Urali. Luoghi dispersi tra Asia centrale e America Latina, tre le Russie e il Medio Oriente, dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca, e dove, dietro ai monoteismi, appare l'uomo nella sua bellezza e nella sua sacralità inviolabile.
«Forse questo può fare il fotografo, raccogliere tessere di un mosaico che non sarà mai completo (...), sognando, senza raggiungerla mai, quell'immagine intera del mondo che magari da qualche parte c'è, o forse c'era e s'è perduta, come la lingua di Adamo». Attraverso un monologo fatto di immagini, suoni e musiche raccolte sul campo, Monika Bulaj ci accompagna nelle ultime oasi d'incontro tra fedi, zone franche assediate dai fanatismi armati, dove si può assistere a rituali arcani come le feste dionisiache dei musulmani del Magreb, il pianto dei morti nei Balcani, i pellegrinaggi nel fango degli Urali. Luoghi dispersi tra Asia centrale e America Latina, tre le Russie e il Medio Oriente, dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca, e dove, dietro ai monoteismi, appare l'uomo nella sua bellezza e nella sua sacralità inviolabile.
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