08/09/2018

NELLE FINI PIUME DELLE NUVOLE

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«Sono stata la prima bambina nata dopo la Shoah nella piccola città della Transilvania da cui provengo. Non dimentico mai tutto questo. In una poesia su mia madre ho scritto 'la tua lingua madre non è la mia lingua madre', perché la sua era l'ungherese, mentre la mia è l'ebraico [...]. In un certo senso la poesia è diventata mia madre, la mia poesia parla anche per lei». Rifugio nella lingua santa, da cui affacciarsi a scrutare il mondo, il linguaggio poetico di Agi Mishol (Ricami su ferro) è profondamente ancorato alla realtà, allo slang quotidiano, eppure capace di spiccare il volo oltre la pesantezza della Storia. Questo inno all'ebraico parlato nasconde sotto la superficie l'eco di significati lontani, dimostrandosi leggibile sotto più livelli interpretativi da chi sa parlare la lingua della poesia, vero e proprio linguaggio dentro al linguaggio. Dialoga con lei la scrittrice e drammaturga Elisabetta Bucciarelli.

Con il sostegno dell'Ufficio Culturale dell'Ambasciata d'Israele in Italia.
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