09/09/2022

QUANTI PEZZI DI RICAMBIO, QUANTE MERAVIGLIE

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«L'ansia è endogena nel capitalismo. Non sei mai sicuro del tuo posto di lavoro, bisogna essere sempre pronti alle rivoluzioni tecnologiche, un concorrente di qualsiasi parte del mondo può sbaragliare la tua azienda, l'imprenditoria cambia continuamente (...). E l'ansia aumenta sempre di più. Perché esso non esiste senza crisi: queste ultime lo rigenerano». Con tali parole lo storico Donald Sassoon (Sintomi morbosi, Quo vadis Europa?) parlava, in una recente intervista, di una delle principali componenti del successo sociopolitico di questo sistema economico, di cui si è occupato estensivamente in Il trionfo ansioso, opera che analizza il modo in cui – tra il 1860 e il 1914 – il capitalismo si è legato a doppio filo con la formazione degli stati moderni, ai poteri coloniali dell'Europa e alle prime avvisaglie di globalizzazione. Perché si è radicato così fortemente proprio in quel momento storico? E come mai la sua forza "proteiforme", che genera costanti crisi e disuguaglianze, stenta tuttavia a scemare? Passando da Lincoln a Bismarck, dall'Inghilterra vittoriana al periodo Meiji giapponese, Sassoon proverà a fare luce sulla questione. Lo incontra il giornalista Davide Maria De Luca.
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