LA COINCIDENZA TRA BENE E MALE
«Scrivo romanzi perché cerco di tenere gli occhi aperti in un mondo che vuole addormentarmi». Astro tra i più brillanti della letteratura turca e autore del recente Zamir, di A con Zeta e Ancóra, Hakan Günday ha iniziato a scrivere romanzi a soli ventitré anni e ha sempre saputo trovare un perfetto punto di incontro tra speranza e disillusione, tra bene e male, per raccontare nelle sue opere tematiche che rispecchiano la tragicità dei tempi odierni: spose bambine, traffico di esseri umani, campi profughi e organizzazioni corrotte sono realtà che descrivono la decadenza con cui il mondo si confronta e al contempo servono per esorcizzarla e riappropriarsi della propria umanità. D'altra parte, per ammissione dello stesso Günday, il libro è l'equivalente di una medicina per i mali dell'anima e, grazie alla scrittura, «è possibile capire sé stessi e il mondo». Lo incontra la giornalista Francesca Caferri.
L'autore parlerà in turco, con interpretazione consecutiva in italiano.