TRADURRE SENZA TROPPO TRADIRE
«La poesia – è stato detto – è quel che non si può tradurre. Eppure si continua a tradurre poesia, tentando l'impossibile». Così Bianca Tarozzi descrive il lavoro raccolto in Imitazioni, dove si confronta con la poesia di lingua inglese cominciando con Thomas Wyatt (1503-1542) per arrivare ai poeti contemporanei. Luciano Mazziotta, invece, in Sonetti e specchi a Orfeo, dedica alla poesia di Rilke un «omaggio viscerale, un deferente tradimento, un'ossessiva variazione di color perso», addentrandosi in uno dei più grandi classici della letteratura tedesca e facendolo proprio. Queste, però, sono imitazioni, specchi, a volte riflessi che non aspirano a una fedeltà assoluta nei confronti dell'originale: imitano il ritmo del testo di partenza o ne creano un altro, più affine alla sensibilità del traduttore o della traduttrice, attingendo sempre all'esperienza personale di chi scrive. A dialogare con Tarozzi e Mazziotta su questi temi sarà Francesco Rognoni, professore ordinario di letteratura inglese e americana presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore.