PERCORSO TEMATICO 12.05.20

Orientarsi nell’Oriente contemporaneo

A cura di redazione archivio
L’Oriente esercita da secoli un fascino misterioso sulla popolazione occidentale, con le sue apparenti diversità culturali che tanto distanti possono sembrare a un osservatore che le guardi rapito dall’Europa. Festivaletteratura ha da sempre indagato con attenzione e curiosità il continente asiatico, fin dall’ormai storico incontro del 1998 con il premio Nobel Kazuo Ishiguro, passando con sguardo divertito per l’arte del bonsai, dei manga e del cibo giapponese, analizzandone, al contempo, con rigore, la società e la storia contemporanea, attraverso lo sguardo e le opere di alcuni dei maggiori rappresentanti della letteratura orientale odierna.

Prima tappa: la Corea di Kim Young-ha

Nel 2013 Kim Young-ha, uno dei migliori cantori della società coreana contemporanea, raccontava al giornalista Marco Del Corona come «in Corea si giustappongano in quasi tutti gli aspetti della cultura, la tradizione e la modernità». Una penisola dall’anima scissa in due parti, non solo fisicamente dal tristemente noto 38° parallelo – con una Corea del Nord ultra-isolazionista e una Corea del Sud vicina al mondo occidentale – ma anche nella quotidianità di un paese che vive una frattura apparentemente insanabile, tra lotte intestine (di classe e di genere) e una mentalità mossa dalle reminiscenze del confucianesimo, che si scontra con la necessità di adeguarsi a una continua crescita economica. Proprio la dicotomia tra sviluppo e retaggi del passato è tra i temi dell’autore di Memorie di un assassino e Ho il diritto di distruggermi, che analizza l’identità nazionale sempre sul filo di questo dualismo tra mondo urbano e rurale, tra traspirazioni culturali cinesi e giapponesi, in cui tutto cambia e si evolve in una maniera molto frenetica tanto che «anche se sei fermo in un posto [in Corea] vivi una sorta di diaspora, perché tutto quello che è intorno a te si trasforma, muta, è sempre differente».

 

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Seconda tappa: il Giappone di Natsuo Kirino

Pensando al Sol Levante, forse le prime immagini che ci vengono in mente sono quelle degli alberi di ciliegio in fiore o degli adolescenti abbigliati con stile post-moderno che sciamano per le strade di Harajuku. La realtà, naturalmente, è meno idilliaca delle foto da cartolina, tra rigide consuetudini, alienazione da super-lavoro e violenza nei confronti delle classi più disagiate. Verso la metà degli anni Novanta, una grande crisi economica e finanziaria colpì la società giapponese in tutti i suoi aspetti, «portando in superficie tensioni e conflitti latenti, che a volte esplosero in maniera drammatica» con un considerevole aumento di crimini anche efferati. Proprio il crimine diventa la lente attraverso la quale la scrittrice Natsuo Kirino (Una storia crudele, Le quattro casalinghe di Tokyo) osserva la realtà con uno stile hard-boiled dalle tinte talvolta horror, mettendo a nudo le paure di donne e uomini suoi connazionali, che coltivavano un tempo l’illusione di vivere nel paese più sicuro del mondo.

 

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Terza tappa: la Cina di Yu Hua

La Cina, oggi al centro delle notizie di cronaca globali, è sempre stata gradita ospite sui palchi di Festivaletteratura. Se già nel lontano 2002 il premio Nobel Mo Yan incontrava il pubblico al Chiostro del museo Diocesano, in tempi più recenti grandi autori come Yan Lianke e Yu Hua hanno portato, attraverso il racconto delle loro opere, personali letture delle vicende cinesi degli ultimi decenni, aprendo squarci grotteschi, crudamente realistici e tragicomici su una delle più potenti nazioni del globo. Proprio in Yu Hua (Il settimo giorno, Cronache di un venditore di sangue), voce coraggiosa e fuori dal coro, i cambiamenti tra la Cina della Rivoluzione culturale di Mao e quella odierna fanno spesso da sfondo alle storie che appaiono nelle sue opere, nelle quali il gusto del sarcasmo, dell’ironia, dell’eccesso è mezzo per raccontare la sua madrepatria «di petto, non lasciandola sullo sfondo», intrecciando gli eventi ‘alti’ con i fatti di cronaca più incredibili.

 

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