Shafak, Elif
«Mi piace pensare alla mia scrittura come a un compasso. Una gamba del compasso poggia solidamente a Istanbul e nella cultura in cui sono cresciuta: in questo senso il mio romanzo ha radici solide. L'altra gamba del compasso, tuttavia, disegna un ampio cerchio e viaggia in tutto il mondo». Nata a Strasburgo, Elif Shafak è una delle voci più autorevoli della letteratura turca contemporanea. Pinhan (The Mystic), il suo primo romanzo, nel 1998 le è valso il Rumi Prize, assegnato in Turchia alla migliore opera di letteratura mistica. Sono seguiti negli anni Duemila opere come Mahrem e Bit Palas, fino alla consacrazione definitiva con i best seller internazionali La bastarda di Istanbul e La casa dei quattro venti. È stata definita dalla critica come un'autrice in cui si armonizzano con originalità la tradizione occidentale e quella orientale, fino a generare un'opera narrativa che è insieme locale e universale. I suoi scritti scaturiscono da diverse culture e tradizioni letterarie, così come da un profondo interesse per la storia, la filosofia, il sufismo e la cultura orale, testimoniato anche dalla vasta produzione saggistica raccolta nei volumi Med-Cezir (2005), Firarperest (2010) e Semspare (2012). Dopo La città ai confini del cielo (2014), un arabesco di storie nella Istanbul ottomana del XVI secolo, in Italia sono stati pubblicati da Rizzoli Tre figlie di Eva (2016), La bambina che non amava il suo nome (2018), I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo (2019), Non abbiate paura (2020), L'isola degli alberi scomparsi (2023) e il poetico I ricordi dell'acqua (2024). Attiva commentatrice di politica e costume sia in madrepatria che all'estero, Shafak vive a Londra ed è editorialista di varie testate internazionali. I suoi libri, scritti in turco e in inglese, sono tradotti in cinquanta lingue.
(foto: © Leonardo Céndamo)