Timm, Uwe
«Se si uniscono mio padre e mia madre e poi si scuote ben bene, ecco che cosa viene fuori: me». Nato nel 1940 ad Amburgo, Uwe Timm è annoverato tra i massimi narratori tedeschi viventi. Dopo vari lavori – tra cui l'apprendista pellicciaio – e la maturità nel '63, si iscrive a Monaco alla facoltà di Filosofia e Germanistica. Negli anni universitari prende parte alle lotte studentesche e nel 1967 partecipa alla storica manifestazione contro la visita dello Scià di Persia a Berlino, sfociata nell'uccisione di Benno Ohnesorg; un evento di portata epocale e personale che in seguito racconterà anche nel romanzo L'amico e lo straniero. Ultimata la tesi sull'opera di Albert Camus, a partire dagli anni Settanta scrive con scarso seguito opere fortemente impegnate – Heisser Sommer, Kerbels Flucht, Morenga, Der Schlangenbaum –, fino a che le sue doti narrative, che lo rendono via via capace di raccontare magistralmente vicende quotidiane e familiari aprendo squarci romanzeschi sulla storia tedesca del Novecento, vengono pienamente riconosciute a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, soprattutto dopo l'uscita di Rennschwein Rudi Rüssel (Mimmo Codino maialino corridore), un esilarante libro per bambini che riscuote una grande fortuna in Germania e in Europa. Oltre al già citato L'amico e lo straniero, tra i suoi romanzi per adulti vanno senz'altro ricordati anche Come mio fratello, in cui ha narrato coraggiosamente la storia della propria famiglia e del fratello diciannovenne Karl-Heinz, convinto militante delle SS ucciso in Ucraina durante la Seconda Guerra Mondiale; un grazioso omaggio ad Amburgo e alle sue storie (La scoperta della currywurst); e Un mondo migliore, tormentato racconto dell'utopia nazista sullo sfondo di una Berlino in macerie, che gli è valso il Premio Schiller 2018. Di recente Mondadori ha pubblicato Un topino a Parigi (2020), una fiaba piena di avventure illustrata di Axel Scheffler.
(foto: © Leonardo Céndamo)