05/09/2002

GLI SCRITTORI E NEW YORK


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Una nuova generazione di scrittori americani si sta imponendo all'attenzione del pubblico dei lettori. Tra i talenti più interessanti - tradotti anche in Italia - ci sono senz'altro Jonathan Lethem ("Testadipazzo" e "L'inferno comincia nel giardino") e Colson Whitehead ("L'intuizionista" e "John Henry Days"), che parleranno del rapporto con la loro città, New York, anche alla luce dei tragici eventi dell'11 settembre. Conduce l'incontro la giornalista Alessandra Orsi.

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È possibile parlare del rapporto fra due giovani scrittori e la città di New York senza nominare l'11 settembre? Si chiede la giornalista Alessandra Orsi che conduce l'incontro. Colson Whitehead e Jonathan Lethem, di Brooklin, New York, sono due giovani scrittori della generazione cresciuta negli anni '80, in piena pop culture, e fin dall'inizio sono stati abituati a mescolare generi e temi, senza sentire il bisogno di chiedere scusa se gli veniva voglia di rubare o prendere a prestito da altri, fumettisti, scrittori seri o musica rock che fosse. Non c'è più differenza tra cultura alta e bassa, e New York oggi è l'immagine dei miscugli. I due autori solo oggi stanno imparando a scrivere della propria città, a descriverne i paesaggi. Una persona del pubblico fa notare che i newyorkesi si lamentano sempre della loro città, ma se qualcuno da fuori prova a criticarla, la difendono sempre a spada tratta. Whitehead gli dà ragione, e ammette che quando è via dall'America, tutto del suo Paese gli appare con un'aurea romantica, perfino Bush.

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