04/09/2003

Christoph Ransmayr
 con Anna Chiarloni

2003_09_04_019
Con "Il mondo estremo" Christoph Ransmayr, narratore austriaco, ha compiuto uno straordinario atto d'amore verso le "Metamorfosi" di Ovidio riscrivendole in chiave moderna. Una prova letteraria senza dubbio «estrema» che, attraverso una lingua poetica ed esacerbata, passa dall'iper-reale al fantastico, rinnovando l'originaria potenza immaginifica della letteratura occidentale. Lo incontra la germanista Anna Chiarloni.

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Christoph Ransmayr è un uomo posato, affabile, lancia sguardi svegli e preoccupati sul pubblico, riempiendo il cortile della Casa del Mantegna con il tedesco chiaro di chi è solo di passaggio nella natìa Austria, ma ne ama profondamente la lingua e la cultura. Tema costante del suo mondo poetico è la ricerca, come sottolinea la germanista Anna Chiarloni. Ricerca di un passaggio da scavare in terre inospitali nell'esordio "Gli orrori dei ghiacci e delle tenebre", ricerca di un Ovidio esiliato e drammaticamente moderno in "Il mondo estremo", di una (metaforica) guarigione dal morbo di Kitahara nell'omonimo romanzo e, infine, di un passato denso di sapori nostalgici nel racconto in via di pubblicazione "La terza brezza". Attraverso letture e lunghi interventi, l'autore conduce il pubblico in un gioco perenne di trasformazione, portando nell'oggi il racconto del passato (la Roma augustea, l'Austria del dopoguerra) e, parallelamente, facendo sì che lo scrittore stesso abbandoni il rassicurante universo della narrazione diventando «nanetto», e quindi in un certo modo lettore fra gli altri. Alla fine l'umiltà e la tranquilla passione di Ransmayr conquistano, e il suo momento narrativo - «non-tempo in cui tutti i tempi si vivono contemporaneamente» - diventa il nostro tempo esistenziale, scandito dalle immagini di chiusura di un Irlanda fiabesca, eletta patria letteraria e reale, da un autore perennemente nomade.

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