05/09/2003

DALLA NECESSITÀ ALLA PASSIONE


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Mariètou Mbaye Bileoma, scrittrice senegalese, ha assunto lo pseudonimo di Ken Bugul, che in lingua wolof significa «nessuno mi vuole». Formatasi in Francia e poi rientrata in Senegal, Ken Bugul ha lavorato per più di dieci anni in associazioni impegnate nello sviluppo e nella pianificazione familiare. I suoi romanzi ("Le baobab fou"; "Cendres et braises") per lo più a forte impronta autobiografica, descrivono la condizione della donna nell'Africa di oggi. La intervista Itala Vivan, esperta di letteratura africana.

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Ken Bugul inizia gli studi nella scuola del suo villaggio natale, durante il periodo coloniale francese in Senegal. Per effetto dei contenuti della sua formazione, rifiuta inizialmente il suo essere africana e, dopo numerosi tentativi di sembrare un'occidentale, si apre in lei quella crisi che la porterà alla scrittura, per mezzo della quale riuscirà a raggiungere l'affermazione di sé come individuo universale. Il suo percorso di scrittura parte dalla trilogia formata da "Le Baobab Fou", "Cendres et Braises" e "Rewan", in cui viene rappresentata la gradualità di questo processo di accettazione. Nel secondo libro racconta del suo ritorno alle origini, della sua riabilitazione naturale grazie al matrimonio come ventottesima moglie di un marabout (uomo saggio) e della consapevolezza del matrimonio poligamico come elemento di emancipazione. Scrittrice mai tradotta in Italia, appartiene al «gruppo delle molte scrittrici africane, donne che portano sapere ed esperienze interessanti» (Itala Vivan). Il suo ultimo libro pubblicato, "Au dela du regard", è una melopea africana che rappresenta il tentativo di dialogare con la madre, a cui farà presto seguito quello rivolto a Dio. L'augurio di Itala Vivan, e soprattutto del pubblico interessato, è che quanto prima venga tradotta in italiano.

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