07/09/2003

Mario Botta con Fulvio Irace

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«Finché c'è l'uomo ci sarà una casa. Possiamo anche non amare l'architettura di oggi, ma a frammenti ci restituisce il presente». Mario Botta, architetto di fama mondiale - tra i suoi ultimi lavori il MART di Rovereto -, ha recentemente ripercorso la sua carriera raccogliendo vent'anni di appunti in "Quasi un diario. Frammenti intorno all'architettura". Lo incontra l'architetto Fulvio Irace.

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Italiano
Architettura e globalizzazione, storia come matrice del nuovo spazio e dimensione speculativa dell'attività architettonica, sono solamente alcuni dei temi che, in "Quasi un diario. Frammenti intorno all'architettura", Mario Botta affronta da una prospettiva apparentemente marginale, perché soggettiva. In realtà, nella riflessione dell'artista, l'autobiografia è spunto per un'analisi più ampia dell'attuale stato di salute dell'architettura europea e svizzera, delle difficoltà del «fare architettura oggi» e del valore simbolico dell'abitazione, come rifugio primordiale, utero materno, caverna. È sul fronte della memoria che l'architetto deve lavorare per permettere all'antico di svelare la propria modernità e al moderno di aprire le porte all'antico che in sé racchiude: la città è il luogo del passato che ritorna originale e sorprendentemente rinnovato.

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