07/09/2003

Pedro Juan Gutièrrez con Filippo La Porta

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Pedro Juan Gutiérrez descrive nei suoi romanzi una Cuba triste, desolata, messa in ginocchio dall'embargo, dove la sopravvivenza è da inventare ogni giorno e in cui il sesso sembra restare l'unica cosa per cui valga la pena vivere. Un erotismo acceso pervade tutti i romanzi di Gutiérrez, dalla "Trilogia sporca dell'Avana" a "Il re dell'Avana". Dialoga con lui il critico letterario Filippo La Porta.

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Il cubano Pedro Juan Gutiérrez è autore di romanzi in cui descrive personaggi estremamente vitali, ma incapaci di un qualsiasi progetto di vita che vada al di là del quotidiano arrabattarsi per la sopravvivenza e del perdersi nello stordimento del piacere sessuale. Egli vive nel centro dell'Avana, in un quartiere popolare dove la povertà è come un uragano: «ci vuole una forza superiore a quella dell'occhio del ciclone per uscire dal cerchio». Raccoglie storie che nascono da sé, perché per Gutiérrez la letteratura è conflitto, sono le situazioni difficili che creano personaggi vivi e vicende drammatiche. Egli si sforza di essere il meno letterario possibile, si interessa dell'azione e ai personaggi, senza farsi sedurre dal fascino ingombrante delle parole né dalla preoccupazione di piacere ai lettori o agli editori. Nemmeno si chiede perché i suoi personaggi agiscano come agiscono. Semplicemente si immedesima in loro, partecipa del loro sforzo di procurarsi qualche «folata di felicità».

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