10/09/2005
GOFFREDO PARISE, L'INDOVINO FULMINANTE
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Fuori dalle strade usuali, irriducibile alle definizioni, solitario e saturnino, Parise ha saputo trasformare l'atto del leggere in un evento ogni volta singolare e unico. Leggere, sì, i libri e le opere d'arte ma anche e soprattutto leggere imperiosamente la vita col sentimento che tutto è destinato a perdersi, che a tutto bisognerà dire addio. Ne parlano Silvio Perrella, autore di "Fino a Salgarèda. La scrittura nomade di Goffredo Parise", Giosetta Fioroni e la scrittrice Elisabetta Rasy.
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Italiano
Nell'evento tenutosi presso la Chiesa di Santa Paola, i protagonisti Elisabetta Rasy e Silvio Perrella hanno presentato al pubblico la figura di Goffredo Parise, la sua vita e il suo curioso modo di rapportarsi ad essa. Tra le righe delle opere di Parise si affronta il tema onnipresente dell'addio, conseguenza della caducità delle cose e delle relazioni umane; come un investigatore scopre l'assassino, Parise è stato un autore che ha colto la vita in flagrante. Si parla della capacità di Parise di percepire l'esistenza così com'è, con la sua strana aritmia, con il suo scorrere degli eventi e l'alternarsi di rapporti umani, di affetti importanti o frivoli, facendolo con poche ma schiette parole, con toni realistici,con scene drammatiche e tragicomiche ambientate nella Casa Museo. Nelle opere di Parise non si può non notare l'influenza dei suoi più cari conoscenti, come Comisso, o come la moglie Giosetta Fioroni, conosciuta già quando erano adulti, già consapevoli e già artisti. Prima della chiusura dell'evento, Rasy e Perrella hanno ricordato che se oggi disponiamo della completa opera Parise, lo dobbiamo solo alla moglie, incaricata di dare compimento al lavoro del marito.