07/09/2006
SCRIVERE LA VITA DI DONNE DI GENIO
2006_09_07_016
Esponente di spicco della corrente strutturalista francese, linguista, psicanalista, Julia Kristeva ha scritto di tre donne che hanno segnato il loro tempo «per quello che chiamo il loro 'genio', cioè una singolarità stravagante che ha permesso loro di portare delle visioni diverse, delle pratiche diverse, dei progetti diversi, in tre campi che mi sembrano essenziali nel Ventesimo secolo: la filosofia politica, per Hannah Arendt, la psicanalisi per Melanie Klein, e per Colette la scrittura». La incontra Monica Farnetti, docente di Letteratura Italiana all'Università di Sassari.
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Cornice perfetta, quella di Palazzo San Sebastiano (tra l'altro sede del Museo della Città di Mantova) per discorrere di filosofia, politica, psicanalisi ed essenza con Julia Kristeva. Alle 10.20 è già difficile trovare posto a sedere, ma la gente continua ad entrare copiosa. Ad un certo punto, per non so quale strana impressione, mi giro indietro e, gettando un occhio al parterre, noto con estrema meraviglia che il pubblico è quasi esclusivamente femminile: potenza della Kristeva. E lei non smentisce la fama che l'ha preceduta. Psicanalista, scrittrice e linguista, affascinata e affascinante, simbolo dello strutturalismo e donna profondamente innamorata della vita, Kristeva si espone al pubblico parlando delle sua ultima fatica: una trilogia di biografie intitolata "Il Genio Femminile". Colette, Hannah Arendt e Melanie Klein sono tre donne che rappresentano un secolo e nel contempo simboleggiano i tre periodi in cui si dipana la matassa dell'opera della Kristeva: quello semiotico (Colette), quello psicanalitico (Klein) e, infine, quello filosofico (Harendt). «Non è vera l'idea generalizzata per cui si pensa che la donna è narcisista ed egoista. Nelle tre vite nelle quali ho voluto navigare, l'altro è sempre, prepotentemente presente». Dunque è questo il nocciolo della questione: l'altro e la relazione che ad esso ci lega, dove altro è anche la profondità di noi stessi.