07/09/2006

Barbara Duden con Maria Luisa Boccia


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La sociologa Barbara Duden, collaboratrice di Ivan Illich negli ultimi anni della sua vita, è una delle più originali e acute storiche delle donne e del loro corpo. Le sue ricerche più recenti offrono un approccio storico-critico a temi oggi ampiamente dibattuti come quelli legati alla bio-etica, evidenziando come, con la progressiva medicalizzazione della gravidanza, si sia passati da un'idea affettiva e intima della nascita a un'immagine scientifica e 'pubblica'. Dialoga con lei Maria Luisa Boccia, docente di Filosofia Politica all'Università di Siena.

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A Palazzo San Sebastiano Maria Luisa Boccia introduce i lavori storiografici di Barbara Duden. Nonostante le difficoltà di traduzione, la Duden è donna franca e decisa, che si fa capire anche con un solo sguardo. D'altra parte i temi dei suoi studi non sono poca cosa: come vive oggi la donna il rapporto tra la gravidanza ed il proprio corpo? Una volta non si sapeva nulla della e sulla gravidanza, nemmeno la tempistica. La donna viveva la gravidanza (per un certo lasso di tempo più o meno lungo), basandosi unicamente sulle proprie percezioni, e se alla fine arrivava il bambino, era felice. Oggi, mediante la medicalizzazione della gravidanza (che affonda le radici anche nella svolta scientifica del Settecento), il linguaggio relativo alla gravidanza è completamente diverso. Si parla di ecografie, diagrammi, esami vari ed eventuali. Si paventano rischi. È insomma, quello contemporaneo, un modello di gravidanza tecnico e privo di sensazioni, un approccio fondamentalmente brutale, che spoglia la donna dell'esperienza del proprio corpo. Il bambino non è visto come un incombente 'tu', ma come un oggetto, o peggio ancora un pacchetto di azioni alla deutsche bank (da poter investire o meno). È allora prezioso il lavoro della Duden, sociologa ma prima di tutto donna tra le donne, che invita direttamente le altre donne ad avere il coraggio di liberarsi da queste imposizioni concettuali.

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