09/09/2006
Francesco Giavazzi con Dario Di Vico
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Negli ultimi anni l'economia europea sembra perennemente rincorrere senza successo i risultati non solo degli Stati Uniti ma anche dei paesi emergenti dell'Asia. Come si può uscire da questa fase di stallo? Secondo Francesco Giavazzi - dell'Università Bocconi ed autore di "Niente mercato, siamo europei" - l'unica soluzione è una robusta iniezione d'America per riformare le politiche sociali, i contratti di lavoro, l'intervento dello Stato sull'economia, le regole della libera concorrenza. Ne discute con il giornalista Dario Di Vico.
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Italiano
Non è un bel ritratto dell'Italia quello fatto da Francesco Giavazzi. Partendo dalle differenze tra Stati Uniti ed Europa, si arriva per forza di cose alla situazione italiana che esaspera le caratteristiche negative del vecchio continente. L'Italia è un paese fondamentalmente vecchio, in particolare nella sua classe politica. Inoltre non è assolutamente una società meritocratica, soprattutto in un luogo dove si dovrebbe formare la cultura in tutte le sue forme, ovvero l'università. Le classi sociali inoltre sono bloccate, il mercato del lavoro è bloccato, i sindacati (che difendono soprattutto i pensionati, visto che sono più del 50% degli iscritti agli stessi) hanno perso di vista i giovani lavoratori e si limitano ad arroccarsi su posizioni superate. E questo non significa che per migliorare bisogna rendere il lavoro selvaggiamente libero: in Svezia e Danimarca si è riformato il mercato del lavoro conservando tutele, benefici e in generale il cosiddetto welfare. Le forme dannose di tutele per le lobby presenti sul nostro territorio, impediscono anche agli immigrati una vera integrazione nella società perché sono a loro precluse moltissime professioni. Incalzato dalle domande del pubblico, il professor Giavazzi continua la sua analisi critica anche all'Europa, al modello capitalistico italiano, allo sviluppo di Cindia, ai benefici dell'allargamento dell'unione europea, senza però mai scendere nella polemica su destra e sinistra: per l'autore infatti ci sono solo «problemi e soluzioni» e nient'altro quando si parla di economia.