10/09/2006

Patrick Fogli e Gianni Biondillo con Carlo Lucarelli


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Cosa hanno in comune l'esordiente Patrick Fogli ("Lentamente prima di morire") e l'affermato Gianni Biondillo ("Per cosa si uccide")? Forse il successo dei loro libri, il legame profondo con le loro città, le professioni tecniche - di ingegnere e di architetto - che affiancano alla scrittura, e magari anche la musica, la cui passione ha portato Biondillo a prendersi una vacanza dal giallo ("Per sempre giovane"). Lo scopriremo con l'aiuto di Carlo Lucarelli, che ha fatto della soluzione dei misteri il suo mestiere.

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Italiano
I volti del noir italiano si sono dati appuntamento al festival, e nel chiostro del museo Diocesano di fianco al 'padrino' Carlo Lucarelli si sono seduti l'esordiente Patrick Fogli e Gianni Biondillo. Lucarelli ha aperto l'incontro contestando la critica troppo spesso severa con la letteratura di genere, definendo il noir come «un tipo di narrativa sociale, perché racconta la realtà e la società», il cui successo è dato anche dal meccanismo narrativo tremendamente efficace che lo sostiene. L'esplosivo Gianni Biondillo che ha parlato dell'ambientazione urbana («Non c'era nessuno che stava raccontando la Milano di oggi, ho dovuto mandarci in giro un poliziotto per poterlo fare») del suo giallo, di critica, ribadendo come la sostanza del romanzo, il raccontare storie, sia l'essenza del lavoro di scrittura, e di come sia vacuo per lo scrittore porsi il problema del genere mentre scrive: «Abbiamo nel nostro Dna lo stare intorno al fuoco aspettando che qualcuno ci racconti una storia» - ha spiegato Biondillo - questo è il ruolo dello scrittore, non importa di cosa parli. Più timido del collega milanese, Patrick Fogli ha raccontato il suo rapporto con la città, Bologna, lo sfondo del suo romanzo d'esordio "Lentamente prima di morire", da lui stesso definito «una storia d'amore più che un thriller», in barba alle etichette generiche.

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