05/09/2007
Elisa Biagini con Nella Roveri
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«Credo che scrivere sia imparare a leggere il mondo, a sentire la vita nascosta delle cose. (...) Credo che non ci si debba abbandonare alla scrittura di versi consolatori, ma impegnarsi in una poesia che aiuti il lettore a crescere, grazie ad una costante messa in discussione». Affermatasi come una delle personalità più definite della poesia italiana, Elisa Biagini ("L'ospite"; "Acqua smossa") lavora nelle sue liriche sullo scavo delle sensazioni corporee e sul disastro dei rapporti umani. La incontra Nella Roveri.
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Italiano
All'interno del suggestivo chiostro di San Barnaba si è svolto l'incontro tra la poetessa fiorentina Elisa Biagini e Nella Roveri. La prima parte è stata dedicata all'analisi di una delle peculiarità di Elisa Biagini, quella di scrivere in due lingue: italiano e inglese. Tale particolarità si sviluppa in una specie di 'sdoppiamento' dell'autrice che, con un cambio di stile anche dovuto alle caratteristiche fonetiche e sintattiche dei due linguaggi, riesce ad essere maggiormente narrativa nei testi in inglese, utilizzando invece formule più sincopate nella sua madrelingua. L'ottima padronanza dei due linguaggi ha fatto sì che la Biagini sia impegnata anche nell'ostico ruolo di traduttrice di poesie. Ruolo che svolge nella maniera, e solo parole sue, più rispettosa possibile nei confronti degli autori. Quello del traduttore non è infatti propriamente un lavoro originale, ha sottolineato la Biagini, per non 'snaturare' le opere oggetto di traduzione. Il pubblico presente ha inoltre potuto assistere a due interessanti 'esperimenti' della poetessa fiorentina. Il primo è stato quello di musicare, stanca di ascoltare in radio le solite 'canzonette', alcune sue liriche, sulle orme di celebri cantautori-poeti come, su tutti, Fabrizio De André. Si tratta, ha precisato la Biagini, di oralità modulata sul canto, di testi quindi pensati appositamente per essere completati da un accompagnamento musicale. Il risultato è stato sorprendentemente piacevole, un brano dalle sonorità melodiche in grado di ricordare, per intensità e atmosfere, alcune canzoni de i Non voglio che Clara. Il secondo esperimento si è invece basato su una commistione di immagini e parole. Un piccolo video, ambientato in un ambiente boschivo, girato per accompagnare visivamente alcune delle ultime poesie della Biagini, poesie intense, dove le lacrime pesano come fermacarte. E mentre l'incontro volge al termine, e il sole si abbassa sul chiostro di San Barnaba, è bello pensare a come questa giovane poetessa abbia saputo mischiare tra loro, ottenendole vicendevoli benefici, diversi tipi di arte, senza limitarsi alla sola parola su testo bianco. Ed è bello sperare che questa commistione possa dare nuova linfa a tutti quei giovani attratti da una forma d'arte, spesso considerata antiquata, come la poesia.