06/09/2007

CALLIGRAFIA. LA FORMA DELLA SCRITTURA


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Nell'epoca informatica è sempre più raro sentire crocchiare la carta sotto la leggera pressione di un pennino. La scrittura sembra affidata per sempre alle tastiere, eppure la calligrafia non smette di esercitare il suo fascino. Di questa disciplina antica legata all'arte e allo spirito, capace ancora di contrastare lo strapotere dei font nel mondo della grafica editoriale, ci parlano - e scrivono - due esperti come Anna Ronchi e James Clough.

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Il Salone Mantegnesco è stato il luogo scelto per l'evento in cui la calligrafa Anna Ronchi e James Clough, docente del Politecnico di Milano, hanno presentato al pubblico l'arte della bella scrittura. La sala, gremita all'inizio, ha seguito le lezioni che entrambi gli esperti di calligrafia hanno dato con l'ausilio di filmati e diapositive, senza le quali sarebbe stato davvero difficile comprendere, dal momento che il linguaggio era «riservato agli addetti al settore». Il prof. Clough, il cui accento tradiva le origini anglosassoni, ha iniziato la conferenza presentando un breve excursus storico sulla calligrafia. La cultura occidentale da ben poca importanza all'aspetto nascosto dell'alfabeto, le cui peculiarità sono la duttilità e la creatività, utile per dare vita ad una comunicazione efficace. L'oriente, invece, ha sempre visto nell'arte delle lettere un'importanza artistica ed espressiva che peremette alle parole di formare un patrimono culturale di non poca rilevanza. Anna Ronchi, membro dell'Associazione Calligrafica Italiana, inizia il suo discorso premettendo che l'uso 'selvaggio' della grafica non dà modo alla scrittura di lasciare un segno permanente e più efficace nell'ambito della comunicazione. Il suo intervento focalizza l'attenzione su Ludovico Degli Arrighi, calligrafo vissuto nel Rinascimento, che scrive e fissa le prime regole dell'arte dello scrivere unendo bellezza ed armonia alla forma delle lettere. Il messaggio che davvero può riassumere in poche parole l'evento è il seguente: occorre andare oltre le cose scontate. Saper modificare e rendere atistica la nuda forma di un simbolo è davvero un'arte e, proprio per questo nobile motivo, bisogna difenderla e diffonderla.

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