03/09/2008
SPIRITO DIVINO E RESPIRO UMANO
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Nell'antico pensiero ebraico ruach, lo 'spirito', il 'soffio', è il veicolo inafferrabile della volontà divina, e Dio lo stringe in pugno come un'arma e come un dono. Come ispirazione riempie le menti, come vento si fa gioco dei destini dell'uomo. Per la tradizione indiana il 'prana' è l'energia vitale che governa l'universo: lo trasporta 'Vayu', il vento. Nello yoga è il soffio alla radice del pensiero: sostiene il corpo e controlla la mente. Su questo tema si confrontano Gabriella Cella, una delle più autorevoli maestre italiane di yoga, e Giulio Busi, studioso di giudaistica.
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Palazzo d'Arco: cornice di tranquillità e intimità, necessarie ad un evento in cui si parla del respiro. Perché, come dice Gabriella Cella, «se vogliamo ascoltarci, dobbiamo fermarci». La maestra di yoga si confronta con Giulio Busi, studioso di giudaistica, su questo tema. Un elemento apparentemente così semplice come il respiro, infatti, nasconde molteplici livelli di indagine e comprensione. L'analisi da parte del misticismo ebraico è più teorica, intellettuale: il respiro è un atto divino, creatore e portatore di vita. Ma per lo yoga è molto di più: è pratica attiva che porta a conoscere il mistero della vita partendo da se stessi e dalla propria fisicità. Forse è proprio questa diversa prospettiva che manca alla nostra civiltà occidentale: i due esperti cercano di farlo comprendere al loro pubblico, attraverso racconti di vita, piccole prove pratiche e la dettagliata ma chiara descrizione di un mondo affascinante e in gran parte sconosciuto. L'afa in un tardo pomeriggio di inizio settembre spesso mette a dura prova pazienza e nervi, ma tutto questo sembra non turbare la serafica calma delle persone che, in coda ordinata, attendono davanti a Palazzo d'Arco. «Spirito divino e respiro umano: è stato il titolo ad incuriosirmi», rivela una spettatrice. «Non pratico yoga» dichiara la sua vicina, «ma l'esperienza di Gabriella Cella mi affascina». Per quanto riguarda l'approccio allo yoga e al giudaismo il pubblico però sembra eterogeneo. Il mormorio delle prime file rivela una profonda consapevolezza sia dell'argomento sia dei relatori, la sopra citata Gabriella Cella e lo studioso di giudaistica Giulio Busi. Una curiosità: la platea è per la stragrande maggioranza composta da donne. Filo conduttore dell'incontro è il respiro come spartiacque e collegamento tra Occidente e Oriente. Questo confronto è spiegato dalla Cella nell'approccio diverso con cui noi occidentali ci avviciniamo alla respirazione yoga. La nostra insegnante improvvisata ci invita a compiere un esercizio: «Piantate i piedi a terra come radici, il vertice del capo va rivolto verso il cielo, gli occhi sono socchiusi e al centro c'è l'uomo». Poi ci spiega che gli occidentali, dovendo fare un respiro profondo, per prima cosa inspirano, nonostante siano già così pieni di stimoli; l'orientale invece, prima si svuota poi prende l'energia dal cosmo. L'espirazione che ne segue serve a restituire all'universo la nostra energia individuale. Busi provoca bonariamente Gabriella, come se fosse un vecchio amico, ponendole domande di fronte alle quali lei sembra provare una sorta di pudore; «alcune esperienze sono impossibili da raccontare a chi non le ha mai provate» si giustifica lei. «Non rispondi mai alle mie domande, non lo facevi nemmeno quando frequentavo le tue lezioni!» esclama lui sorridendo; «ti invidio perché io, lavorando per l'università, sono pagato per rispondere a tono».