04/09/2008
LA MORTE COME ESPERIENZA
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Iona Heath lavora da oltre trent'anni come medico di base in uno dei quartieri più poveri di Londra. La sua esperienza della morte è pressoché quotidiana, ma la sensazione di essere inadeguata, di deludere chi sta morendo è costante. La nostra cultura e, di riflesso, la medicina cercano unicamente di rinviare la morte, spesso con pratiche inutilmente costose e umilianti per le persone. Secondo la Heath il ruolo del medico andrebbe trasformato in un accompagnamento al distacco, per evitare che la morte sia «un'occasione mancata e senza dignità, contrassegnata da una paura o da una sofferenza schiaccianti». Incontra l'autrice di "Modi di morire" la giornalista Maria Nadotti.
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Stamane, nel cortile della Biblioteca Baratta, Iona Heath ha incontrato il pubblico di Mantova (era presente anche il vescovo della città). Al fianco della scrittrice, la giornalista Maria Nadotti, artefice della pubblicazione in Italia del suo libro "Modi di morire". Insieme hanno espresso il desiderio di dedicare l'incontro alla memoria di Mahmoud Darouish, poeta palestinese scomparso di recente e che proprio a Mantova, nel 2005, aveva narrato la propria esperienza con la morte. 'Scrittore per caso', Iona Heath ha dichiarato che il verso di Darouish, "write to be, read to find", l'ha spinta a cercare nella letteratura quelle risposte che come medico non riesce a dare ai suoi pazienti. Ha ricordato la necessità di riscoprire la naturalità del morire e ha auspicato l'imposizione di limiti alla scienza medica che, inseguendo continui progressi con l'obiettivo di allontanare il più possibile l'evento della morte, si trasforma in accanimento terapeutico. La letteratura e la poesia aiutano a capire che la morte è parte della vita e che aiutare a morire significa aiutare a sentirsi vivi. Tante le richieste di intervenire da parte del pubblico, ansioso di condividere esperienze e ricevere risposte. Tutte le domande, anche quelle per le quali la scrittrice ha ammesso di non avere risposta, sono state accolte con la gentilezza che evidentemente la contraddistingue come donna e come medico.