05/09/2008

DIARIO DI FINE SERA


2008_09_05_DFS2300
evento ripetuto


Un diario di fine sera, firmato ogni giorno da Flavio Soriga e Lella Costa, uno scrittore e un'attrice-autrice che si sono conosciuti a Mantova, e rincontrati tante volte negli ultimi anni: un diario di quello che è successo nella giornata, e di quello che potrebbe succedere, la proclamazione dell'indipendenza della Repubblica delle Lettere e la celebrazione delle Primarie tra Philip Roth e Milena Agus. Una lettura delirante e strampalata su quello che è il Festivaletteratura e quello che sono le persone che lo animano, gli autori e il pubblico, il popolo dei libri che ogni anno si ritrova qui a celebrare la passione fuori moda del leggere e dell'amare le belle parole.
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Lo si potrebbe chiamare «Dopofestival». Ma c'è già all'inizio qualcosa che non va. Lella Costa e Flavio Soriga leggono alcuni brevi testi scritti dal pubblico. E li premiano con una mostarda. La gente è assiepata ovunque attorno al «salotto» di piazza Concordia. Gli ospiti quindi non possono far altro che spuntare dalla siepe alle spalle dei protagonisti della serata. Uno di essi si spinge a dire «Come è bello uscire dai cespugli come un maniaco». Da questo groviglio esce anche Michele Serra e il suo ultimo neurone, soggetto fino alla fine della serata delle battute di Lella Costa. Flavio Soriga invece racconta un sogno in cui appaiono Grazia Deledda, sarda come lui, il ministro Bondi, Gattuso e Bianca Berlinguer che lo insultano in sardo per la figura fatta in una intervista su RAI3. Ma è tutto un susseguirsi di parabole surreali: «Ho cominciato a scrivere dopo aver divorziato da mia moglie», «Appena approvata la legge sull'impunità alle quattro più alte cariche dello stato, il Presidente della Repubblica spara al Presidente del Consiglio», «Moccia rifiuta di scrivere alcune righe per un libro collettivo perché non ha mai scritto cose così lunghe». A parte il black out di alcuni minuti che ha reso l'incontro un fatto privato tra Lella Costa, Soriga e i primi tavolini vicino ai due, ha tenuto banco la lettura di parte di un libro dal titolo "Dizionario affettivo della lingua italiana". A questo testo hanno contribuito centinaia di autori scrivendo una parola importante per loro e il relativo significato. Il pubblico ha così potuto ascoltare il significato di «bambino» per Sandro Veronesi, della parola siciliana «mischia», della parola «amore» (non di Moccia, che appunto ha rifiutato), di «grattacapo», di «madre» e di «pane», quest'ultima scritta da Michele Serra. C'è posto anche per un appunto serio in questo grande carrozzone multicolore: durante la giornata, Festivaletteratura e Lella Costa sono entrati (anche qui non senza episodi comici) nel carcere di Mantova, lasciando un vivo e commovente ricordo nell'attrice milanese.

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