07/09/2008

LE ORIGINI DEI LIBRI


2008_09_07_220
La narrativa spagnola contemporanea che si rivolge alla storia guarda inevitabilmente alla Guerra Civile, al franchismo che n'è seguito, alle ferite non sanate. Bernardo Atxaga, ne "Il libro di mio fratello", racconta di due amici che si trovano a ricordare, nell'esilio americano, la campagna basca della loro gioventù. Intervista l'autore, lo scrittore Davide Longo.



L'evento 220 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era prevista la presenza di Julio Llamazares.
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Nel cortile delle Biblioteca Baratta, Davide Longo ha intervistato lo scrittore spagnolo Bernardo Atxaga, autore de "Il libro di mio fratello". Quella di Atxaga, che rievoca la Guerra Civile spagnola, è una voce immersa in molte altre, che da un decennio circa hanno iniziato finalmente a ricordare. Se in Italia, infatti, di Guerra Civile si è iniziato a scrivere nell'immediato dopoguerra, negli anni del neorealismo letterario e cinematografico, in Spagna c'è voluto più tempo; è stato necessario un lungo periodo di riflessione prima di riportare a galla quel momento della storia locale tanto terrificante. Longo associa la scrittura dell'autore spagnolo a quella dell'italiano Cesare Pavese, precisando che «gli stili sono diversi, sì, ma entrambi gli autori sono profondamente legati ad un territorio e cercano di portare qualcosa dell'arcaico nella modernità». "Il libro di mio fratello" è un romanzo di formazione, ed ha come elemento narrativo portante le vite di due giovani amici che si ritrovano a ricordare, nel momento dell'esilio, la campagna basca della gioventù. «Difficile ricordare tutto questo», spiega Atxaga, «eppure la letteratura può farlo, la letteratura può aiutare a sopportare e migliorare la vita».

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