13/09/2009

Claude Lanzmann con Luciano Minerva

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Claude Lanzmann è una delle figure d'eccezione della cultura del nostro tempo. Partigiano durante la seconda guerra mondiale, fedele sostenitore di Israele, amico di Sartre e di Simone De Beauvoir, autore di un film straordinario come "Shoah", ha recentemente offerto una rilettura della stagione che va dal dopoguerra ad oggi attraverso la propria autobiografia, "Le lièvre de Patagonie", in cui Lanzmann - come ha scritto Bernard-Henry Levy - si racconta «battagliero e allegro. Litigioso e brillante. Certamente pessimista (...), ma nello stesso tempo gioioso (...), infine, libero. Prodigiosamente libero. Di una libertà della quale, nei decenni di piombo di cui ci offre, strada facendo, la sua lettura sovrana, non si scorgono tanti altri casi ». Lo incontra il giornalista Luciano Minerva.
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Claude Lanzmann parla di sè solo per dire di essere stato obbligato a fermare il tempo per girare "Shoah", dodici anni di intenso lavoro del quale non riusciva a vedere la fine, per la difficoltà di trovare materiale documentario e soprattutto testimoni ancora vivi. Ha trovato, tra gli altri, un barbiere incaricato di tagliare i capelli alle donne e ai bambini già dentro la camera a gas. Inoltre si sono presentate innumerevoli difficoltà economiche, unite alla continua ricerca di collaboratori che dopo brevi collaborazioni preferivano mollare. Tra i presenti che affollavano Palazzo San Sebastiano, quelli che avevano visto il film, proiettato da Rai tre parecchi anni fa, erano solo uno sparuto gruppetto.

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