10.09.2010 - TRACCE. Letture di oggi, letture di domani
IL DIRIGIBILE ITALIA E LA TRAGEDIA DELLA TENDA ROSSA
2010_09_10_TR1530
«L'attrazione delle regioni polari, per chi vi è stato una volta, è irresistibile«». Le parole e le sventurate imprese di Umberto Nobile, raccontate da Franco Brevini ("La sfinge dei ghiacci").
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Italiano
Alle 15:30 Franco Brevini parla alla tenda Tracce in piazza Sordello della sua grande passione, di cui ha appena scritto un libro "La sfinge dei ghiacci".
Le spedizioni per raggiungere il polo nord nei secoli precedenti erano state tante e quasi tutte con lo stesso risultato, il fallimento della missione e la scomparsa degli avventurieri; ma finalmente nel 1928 il viaggio intrapreso da un italiano riuscì. Umberto Nobile e il suo amico Amundsen partirono con un dirigibile da Roma e catturarono anche l'attenzione di Mussolini, tanto che in seguito il fascismo sfruttò la buona riuscita della missione per acquistare importanza sul piano nazionale. Grazie alla forma semi-rigida del dirigibile italiano, l'equipaggio tornò sano e salvo a casa. Alla fine del viaggio l'amicizia tra l'avventuriero italiano e Amundsen s'incrinò e Nobile decise di partire con una spedizione tutta italiana per ritentare l'impresa: il dirigibile con cui la squadra partì era dotato di strumentazione moderna ma ancora troppo inesatta; nonostante ciò il velivolo raggiunse l'Alaska. Durante il viaggio di ritorno, però, avvenne la tragedia: il dirigibile, per il peso eccessivo del ghiaccio cadde e di lui e degli uomini che ne rimasero imprigionati non ne rimase traccia. Un gruppo di uomini, in cui era presente anche Nobile, riuscì a sopravvivere grazie a una cassa, fortunatamente integra dopo l'incidente, in cui vi erano una tenda e una radio. I messaggi mandati dal dirigibile non vennero sentiti da Milano ma da un russo che riuscì ad avvertire l'Italia e dare il via ai soccorsi. I naufraghi alla fine vennero salvati dopo due insopportabili mesi da un rompighiaccio russo e riportati in Italia. Il comandante della spedizione si trasferì infine in America perché la campagna di diffamazione contro di lui da parte del Fascismo era troppo forte.
Le spedizioni per raggiungere il polo nord nei secoli precedenti erano state tante e quasi tutte con lo stesso risultato, il fallimento della missione e la scomparsa degli avventurieri; ma finalmente nel 1928 il viaggio intrapreso da un italiano riuscì. Umberto Nobile e il suo amico Amundsen partirono con un dirigibile da Roma e catturarono anche l'attenzione di Mussolini, tanto che in seguito il fascismo sfruttò la buona riuscita della missione per acquistare importanza sul piano nazionale. Grazie alla forma semi-rigida del dirigibile italiano, l'equipaggio tornò sano e salvo a casa. Alla fine del viaggio l'amicizia tra l'avventuriero italiano e Amundsen s'incrinò e Nobile decise di partire con una spedizione tutta italiana per ritentare l'impresa: il dirigibile con cui la squadra partì era dotato di strumentazione moderna ma ancora troppo inesatta; nonostante ciò il velivolo raggiunse l'Alaska. Durante il viaggio di ritorno, però, avvenne la tragedia: il dirigibile, per il peso eccessivo del ghiaccio cadde e di lui e degli uomini che ne rimasero imprigionati non ne rimase traccia. Un gruppo di uomini, in cui era presente anche Nobile, riuscì a sopravvivere grazie a una cassa, fortunatamente integra dopo l'incidente, in cui vi erano una tenda e una radio. I messaggi mandati dal dirigibile non vennero sentiti da Milano ma da un russo che riuscì ad avvertire l'Italia e dare il via ai soccorsi. I naufraghi alla fine vennero salvati dopo due insopportabili mesi da un rompighiaccio russo e riportati in Italia. Il comandante della spedizione si trasferì infine in America perché la campagna di diffamazione contro di lui da parte del Fascismo era troppo forte.