10/09/2011

IN VIAGGIO CON BACH

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«La cosa che mi piace di più della montagna è che basta che qualcuno smetta di parlare e non si sente più niente». Un bambino va a fare un trekking in montagna con la mamma. Non c'era mai stato prima. Per lui che è nato in città è tutto nuovo, diverso: le cime imponenti, la roccia grigia e rosa delle Dolomiti, il cielo sulla testa, i prati. Ad accompagnarlo in questa sua esperienza sono i racconti di un anziano alpinista e la voce di un violoncello, che di tanto in tanto un signore estrae da una custodia rossa per mettersi a suonare Bach. Con l'aiuto di due piccoli lettori, Davide Longo ("Il signor Mario, Bach e i settanta") e il violoncellista Mario Brunello portano in scena una montagna vista e ascoltata in modo nuovo.
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Italiano
Il violoncellista Mario Brunello, più volte invitato alla kermesse trentina "I Suoni delle Dolomiti", racconta insieme allo scrittore Davide Longo le emozioni vissute in quei giorni ad alta quota. Il tutto è visto con gli occhi di un bambino che insieme alla mamma partecipa al trekking montano. Protagonista delle escursioni è un signore che pare 'un meccanico di biciclette' ma che tiene una 'capsula rossa' sulle spalle: trattasi appunto di Brunello, che affiancherà le note delle sei suites di Bach alle passeggiate. Sia il musicista che maestri sono accumulati da un intento, fare quello che gli altri ritengono impossibile: suonare ad alta quota un Maggini del Seicento per il primo; scalare alte cime per l'altro. Le suites seguono la conformazione del terreno nel percorso alpino: se la prima sosta avviene sui prati sotto la roccia, la prima suite sarà semplice e lineare e così via. Aspetto peculiare dei concerti montani è la vicinanza fra musicista e spettatori, al punto che il bambino protagonista del racconto si incuriosisce perché «il signor Brunello ha un respiro davvero rumoroso». Brunello chiarisce che questo aspetto è pressoché assente nelle esibizioni nelle sale e nei teatri, che regalano un suono arricchito, in cui soprattutto non si notano la fatica del musicista e quella dell'archetto sulle corde: «manca insomma, la vita». 

"I Suoni delle Dolomiti" è una manifestazione che raduna musicisti da tutto il mondo sulle montagne più belle del Trentino. L'idea di fondo è semplice e affascinante: unire le grandi passioni per la musica e per la montagna in un ciclo di concerti. La formula prevede un'escursione a piedi dal fondovalle fino alle radure nei pressi dei rifugi, teatri naturali in cui la musica viene proposta in piena sintonia con il paesaggio circostante. Nell'evento al Festivaletteratura il violoncellista Mario Brunello, già protagonista nella kermesse trentina, racconta insieme allo scrittore Davide Longo le emozioni vissute in quei giorni ad alta quota.
Il tutto è visto con gli occhi di un bambino che insieme alla mamma partecipa al trekking montano. Coordinatore delle escursioni è il famoso alpinista Cesare Maestri, affiancato da un signore che pare un meccanico di biciclette ma che tiene una 'capsula rossa' sulle spalle: trattasi appunto di Brunello, che affiancherà le note delle sei suites di Bach alle passeggiate. Il musicista e Maestri sono accumunati da un intento, dagli altri ritenuto impossibile: suonare ad alta quota un Maggini del Seicento per il primo; scalare alte cime per l'altro. Le suites («musica da carezza nei capelli, non da sbaciucchio») seguono la conformazione del terreno nel percorso alpino: se la prima sosta avviene sui prati sotto la roccia, la prima suite sarà semplice e lineare. Se la sosta successiva sarà su un lembo di morena, né prato né sentiero, la musica sarà aguzza come i sassi su cui gli escursionisti siedono. E così via, fino all'ultima suite, la più sperimentale e complicata da eseguire, ai piedi del 'campanile basso', spuntone di roccia molto difficile da scalare.
Aspetto peculiare dei concerti montani è la vicinanza fra musicista e spettatori, al punto che il bambino protagonista del racconto si incuriosisce perché «il signor Brunello ha un respiro davvero rumoroso». Longo paragona magnificamente questa immagine ad un'altra tratta da "Patrimonio" di Philip Roth, in cui un quartetto di anziani suonatori viene appunto descritto durante una notevole fatica respiratoria. Brunello chiarisce che questo aspetto è pressoché assente nelle esibizioni nelle sale e nei teatri, che regalano un suono arricchito, in cui soprattutto non si notano la fatica del musicista e quella dell'archetto sulle corde: «manca insomma, la vita». 

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