06/09/2012
L'OCCIDENTE MARGINALE
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Punto di riferimento culturale ed economico incontrastato dai tempi della rivoluzione industriale, oggi l'Occidente patisce lo scacco di una crisi rispetto alla quale gli strumenti interpretativi, i modelli politici, le stesse regole del nostro vivere in comune maturate dall'Illuminismo in poi sembrano divenuti improvvisamente logori e inadeguati. Nuove potenze si affacciano all'orizzonte - tra cui alcuni paesi che hanno conosciuto il colonialismo - con forme di organizzazione sociale e di approccio alle culture altre completamente diverse da quelle messe in campo dall'Occidente. Jean-Loup Amselle, autore di "Connessioni" e di "Il distacco dall'Occidente", si confronta con l'antropologo Marco Aime su questo mutato quadro delle gerarchie culturali e sul nuovo posto dell'Occidente nel mondo in relazione al dinamismo delle sue ex-colonie.
Francese
Tipico dell'occidentale medio (e retaggio dell'Illuminismo), è considerarsi figli della dea Ragione, in netto contrasto con realtà più esotiche schiave della superstizione. Recita un proverbio africano: Trovare un diamante è fortuna, trovarne due è molta fortuna, trovarne tre è stregoneria. Ma qual è - si chiede Marco Aime - il confine tra stregoneria e finanza? La differenza tra uno sciamano e un broker? Tendiamo a identificare i vari popoli in base ai rapporti di forza che li contraddistinguono. Un esempio concreto è quello della lingua. Sin dalla fine del Settecento, l'idioma di un popolo è divenuto motivo di discriminazione. Basti pensare ai "Discorsi alla Nazione tedesca" di Fichte (ai quali lo stesso Hitler dichiarò di essersi ispirato), o al ben più recente caso della Tunisia, dove il governo ha proposto di inserire nella "Costituzione" una voce che dichiari il paese di identità araba e islamica, estromettendo di fatto dalla vita pubblica i cittadini di lingua francese.
Questo delle 'radici' è un altro equivoco frequente. Con una battuta Marco Aime rivela la fragilità dell'espressione: quando si parla di avi e di origini, si usa spesso la parola discendere. Ma come si fa a discendere da qualcosa che, come le radici, generalmente si trova ben piantata a terra?
La conclusione (affascinante) dell'evento è un messaggio ben preciso: è errato parlare di etnie, razze o culture separate tra loro, quando facciamo tutti parte di un unicum, di un qualcosa di universale. Siamo legati da 'connessioni' che vanno ben oltre la lingua o l'aspetto fisico; attraverso di esse ogni individuo si forma nella unicità.