07/09/2012
IL ROMANZO È UN CONDOMINIO
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Per tutti coloro che vogliono studiare il funzionamento delle micro-relazioni sociali nei contesti urbani, il condominio continua a rimanere un punto di osservazione insuperabile. La nostra letteratura si è data la dimensione del condominio già in romanzi come Amore e ginnastica di De Amicis o Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda. In questi ultimi anni si è assistito alla fioritura di un vero e proprio genere condominiale, interpretato tra gli altri da Nicola Gardini (Le parole perdute di Amelia Lynd) con uno sguardo critico verso la storia recente del nostro paese, e da Marco Missiroli (Il senso dell'elefante), per rappresentare la dolorosa solidarietà tra gli uomini e l'opacità dei loro legami. Incontra i due autori la scrittrice Chiara Valerio.
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Italiano
Perché un romanzo dovrebbe essere un condominio? Semplice. «Perché uno scrittore è uno spione». Parola di Nicola Gardini e Marco Missiroli. Una squillante Chiara Valerio intrattiene autori e pubblico con acuti interventi sulle opere dei due scrittori, rispettivamente "Le parole perdute" e "Il senso dell'elefante". Le loro storie sono tutte raccolte in «spazi chiusi», quelli dei condomini, degli appartamenti separati da un muro sottile e condiviso. Per questo la grammatica dei loro personaggi è legata al bisbiglio, al sussurro. Personaggio principale di entrambe le opere è il condominio, insieme di sottili percezioni e relazioni che si instaurano tra vicini di casa. Da questa considerazione le strade si dividono: Gardini parla di «un ambiente strutturato e ben definito», di componenti caratterizzanti dei luoghi descritti: la bacheca, «un oggetto un po' kitch», oppure la portineria, una sorta di fulcro strutturale e ideologico. Il suo condominio è abitato da echi letterari - dai Vangeli a Stendhal - e vuole porsi come una sorta di j'accuse nei confronti di certi atteggiamenti sociali della nostra epoca. Proprio per questo il suo romanzo è ambientato negli anni Settanta, ovvero all'origine di ciò che per l'autore è il «tracollo dei nostri giorni». Gardini parla attraverso alcuni suoi personaggi - «Amelia Lint c'est moi!» annuncia raccogliendo applausi di un pubblico divertito - e attraverso di essi propone la sua soluzione alla difficile situazione contemporanea: «l'antidoto è la fede nelle parole e nei significati. Fede nella letteratura, che è lo spazio dove la vita e i significati si incontrano». Altra cosa è il condominio di Missiroli: si concentra sulle emozioni che vivono i corridoi e gli usci degli appartamenti. La sua scrittura nasce «dal delta che si crea tra ciò che vediamo in apparenza e ciò che sentiamo di nascosto». La forza motrice dei personaggi è da ricercare nelle emozioni che essi vivono e che sono portati a esorcizzare: in particolare il dolore e la curiosità verso la vita degli altri. «Il dolore va depurato attraverso la letteratura. Dal dolore altrui raccolgo quello che vedo, cercando di distinguere sempre quello autentico e profondo». Il suo condominio è visto come una «scala sociale e verticale dell'anima». I suoi personaggi salgono e scendono i piani con determinati stati d'animo, dando così una dimensione simbolica al piano di mezzo (il secondo), alle caldaie e al cortile. In questa maniera anche alcune figure si arricchiscono di funzioni narrative e simboliche: è il caso del portinaio, portatore di una coscienza lavorativa e di falso amore verso i condomini, di odio o invidia. E quando gli domandano: «Da dove viene lo struggimento del romanzo?», Missiroli risponde: «Probabilmente dal fatto che l'ho riscritto undici volte. Non ne potevo più!».