08/09/2012
GLI INDIANI CON LA PENNA
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Lance Henson non vuole essere definito 'americano', né 'indiano', ma 'indigeno', più precisamente 'Tsistsistas'. Cresciuto in Oklahoma con la sua tribù, è uno dei poeti più rappresentativi della letteratura dei nativi americani. Attivo da anni nella difesa dei diritti delle popolazioni indigene nel mondo, nelle sue poesie riesce ad unire toni di denuncia per il genocidio dei Cheyenne alla spiritualità tradizionale vicina alla natura, catturando l'attenzione del lettore e portandolo a condividere le ragioni della sua lotta. Nella conversazione con Naila Clerici, docente di Storia delle Popolazioni Indigene d'America presso l'Università di Genova, Henson traccia un panorama della produzione poetica e narrativa contemporanea dei nativi d'America.
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Ecco perché De André aveva trovato ispirazione sul "Sand Creek". La produzione degli indiani nativi d'America è sempre stata molto varia e quantitativamente numerosa, eppure poco conosciuta. Lance Henson, poeta nato a Washington ma cresciuto e formatosi in Oklahoma ovvero l''indian territory', tenta da molti anni di far conoscere a un pubblico più ampio possibile la cultura e le tradizioni della sua gente. La chiama proprio così, la tribù alla quale appartiene: una comunità di 'Dog Soldiers' (ovvero 'soldati-cane') che lo ha scelto per far parte della classe sociale atta alla protezione della tribù stessa. All'incontro di sabato, con la presentazione di Naila Clerici, docente di Storia delle Popolazioni Indigene d'America presso l'Università di Genova, Henson ha esordito dicendo: «Buongiorno, vi porto il sole dell'Oklahoma». Ha raccontato di come è stato cresciuto, tra donne che «conoscono i segreti per la conservazione della tribù» e molte cerimonie e rituali, in un gruppo per cui conta solo l'umanità e il rispetto verso l'altro. Non a caso, lui si definisce 'Tsistsistas' ovvero, semplicemente, 'essere umano'. La primissima formazione con cui è venuto in contatto è stata di tipo orale grazie a pittori, poeti e autori di canzoni che lo hanno influenzato e iniziato a una sensibilità estetica e gli hanno trasmesso la voglia di diffondere le proprie tradizioni. Per farlo a livello letterario, però, ha quasi sempre usato l'inglese, da lui definita «la lingua del nemico», che ha imparato a scuola durante la sua formazione più scolastica, e le sue poesie sono state tradotte in molte lingue tra cui il francese e l'italiano. La volontà è anche quella di dare un'immagine dell'America nativa del giorno d'oggi, di esprimere tutta la sua gioia di appartenervi, attraverso un modo «originale e antico di guardare il mondo». Lance Henson è anche insegnante universitario di Scrittura creativa e attivista: da anni è infatti impegnato nel progetto "Words of the Edge" che vuole favorire la conoscenza, attraverso un tour internazionale, di poeti di differenti nazioni la cui lingua madre è una lingua minoritaria. Vive in Italia da diversi anni, ha pubblicato 32 raccolte di poesie (tra cui una intitolata proprio "Sand Creek") e ha partecipato a svariati festival letterari in Olanda, Stati Uniti e Francia, venendo definito in molti modi, tra cui come un «poeta di una razza vagante» o come una «voce esiliata dei natici Cheyenne (o Tsistsistas)». Sabato ha raccontato che sua nonna, scherzando, un giorno gli disse: «Ti lascio la terra in eredità perché sei un poeta: almeno, così, ti resterà qualcosa di concreto in mano!». Ma per lui la poesia è uno strumento realmente concreto di lotta per l'identità: «Oggi le mie parole sono la mia arma», ha detto in conclusione.