08/09/2012 - Le parole del giornalismo
COMUNICARE LA SCIENZA
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Di scienza sui giornali e in televisione si parla poco e male. Tolta qualche rivista specializzata, l'informazione mainstream punta spesso al sensazionalismo, affrontando questi temi senza avvalersi del contributo di specialisti che garantiscano una corretta informazione. Per non parlare del brodo di trasmissioni pseudo-scientifiche o scientifico-misteriche che passa sul piccolo schermo. Internet non sempre rappresenta un'alternativa qualificata: è difficile, per chi non è esperto, distinguere tra siti e blog affidabili e non. L'astrofisico Giovanni Bignami (Cosa resta da scoprire) e il giornalista scientifico Marco Cattaneo provano a dare un quadro dell'informazione scientifica in Italia oggi, lanciando qualche proposta per iniziare a fare una buona divulgazione.
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Oggi si parla di giornalismo scientifico, e si crede che dovrebbe essere veritiero, aderente ai fatti, ma spesso c'è confusione. Stamane al Teatro Ariston, la scienza ed il giornalismo ci vengono presentati da esponenti d'eccezione: L'astrofisico Giovanni Bignami, tra gli scienziati più autorevoli nel suo campo, il giornalista scentifico Marco Cattaneo, direttore della rivista "Le Scienze" e il segretario del consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti, Giancarlo Ghirra. «Quando voglio conoscere i fatti» dice Bignami «vado sul sito del "New York Times". Essi sono riportati fedelmente, e di conseguenza ci si può poi permettere di raffrontarli al mondo della politica». I metodi d'informazione italiani vengono così subito messi al muro: e il primo proiettile è per i direttori dei giornali. La critica mossa riguarda il tipo di informazione che si sceglie di pubblicare, in quanto si è convinti che l'interesse degli italiani verta su dieci pagine di politica interna, mentre ci sono notizie scientifiche in grado di cambiare il Paese. Il secondo colpo viene inferto alle caratteristiche dell'informazione divulgata, cioè alla sua veridicità. Non c'è un controllo severo, come invece avviene in altri Paesi, dell'informazione che viene stampata. In America molti giornalisti vengono messi al bando non solo per un plagio, anche se di poche righe, ma addirittura per episodi di autoplagio. Senza voler giungere a questi eccessi, è comunque fuori dubbio che esista, e che noi tutti ne sentiamo la necessità, un giornalismo attendibile. Quante volte, ci siamo rivolti ai mezzi d'informazione per sapere, per nutrire la nostra curiosità e le nostre lacune, e ci siamo trovati nell'incertezza, chiedendoci se sarà vero o no quello che troviamo stampato. Ancora più forte, questa sensazione si può provare di fronte all'informazione che troviamo in rete. Questa tecnologia che ci permette così tanto e che allo stesso tempo accoglie in sé un'infinità di informazioni errate, falsate. Internet è uno strumento straordinario e allo stesso tempo pericoloso, sopratutto, ma non solo, nel campo scientifico. È una sfera d'informazione anarchica, e bisogna fare attenzione a distinguere l'anarchia dalla democrazia. Il giornalista, dovrebbe riferire i fatti anche quando non gli piacciono e non li condivide. Dovrebbe attenersi ai famosi chi, cosa, come, dove, quando e perché; c'è la necessità che le informazioni vengano riportate fedelmente, di qualunque ambito si tratti. Parliamo per un attimo anche di televisione. Il fatto che la tv dia quello che il pubblico vuole, è una grande falsità. Il pubblico ha fame di scienza, perché ci aiuta a capire cosa accadrà, perché è in essa che risiede il futuro dei nostri figli. Forse ci vorrebbe una sorta di bollino blu nel giornalismo scientifico, un controllo obbligatorio di ciò che viene divulgato, ma anche che venga presentato nel modo giusto ed inquadrato in un contesto corretto, di politica della scienza. In realtà i giornalisti hanno un codice deontologico che dovrebbero rispettare, ma è vero anche che siamo tutti delle persone, e quanto sia facile far valere certi principi per gli altri, ma non per noi stessi. Ma il dito va puntato anche su di noi lettori, che dovremmo fare lo sforzo intellettuale di approfondire le informazioni, anche quando non ci piacciono. Il senso critico è una cosa che non ci insegnano nelle scuole e che in noi è poco sviluppata, invece lo dovremmo coltivare, attraverso l'interesse, che vada al di là di leggere ciò che troviamo in una pagina qualsiasi di giornale e fermarci lì, attraverso l'approfondimento, l'autoanalisi. Bisogna sapere quante cose ignoriamo, e quanto ci sia da scoprire. «Io so di non sapere» diceva Socrate, e per questo, a detta dell'oracolo di Delfi, nessuno era più sapiente di lui, «poiché non m'illudo di sapere ciò che non so».