09/09/2012
GRAPHIC JOURNALISM
2012_09_09_216
«Sono un narratore di racconti divertenti a cui capita di trovarsi in posti molto seri e mi tocca spiegare situazioni altrettanto serie». Dopo "Pyongyang", "Shenzhen" e "Cronache birmane", anche "Cronache di Gerusalemme" restituisce l'immagine di una città spesso mitizzata, vissuta quotidianamente, tra la desolazione e i soldati. Ma c'è ironia negli occhi di Guy Delisle, il fumettista canadese che riesce a disegnare in due pagine un luogo drammatico e onnipresente come la barriera di separazione, a trasmettere con leggerezza e audacia quello che non si legge sui quotidiani occidentali. Lo intervista il conduttore radiofonico Massimo Cirri.
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"Cronache di Gerusalemme" è la sua ultima opera; non è un libro, non è un fumetto, non è un diario, «è una lunga e bella cartolina» dice l'intervistatore Massimo Cirri. L'autore è il fumettista canadese Guy Delisle, noto per le sue graphic novels ambientate in zone di conflitto come Birmania e Nord Corea. Non è un giornalista, perché nonostante nel suo lavoro ci siano didattica e divulgazione, non va a caccia di notizie ma incontra le storie per caso; non è un antropologo, perché si limita ad unire i dettagli raccolti in un quadro globale, senza trarre conclusioni. Ama definirsi un artista che usa un linguaggio visivo e letterario per raccontare i luoghi drammatici del mondo, in cui capita per caso (o meglio, per amore), seguendo la moglie 'medico senza frontiere'. Fra i suoi punti di riferimento cita Art Spiegelman con il fumetto "Maus", il primo disegnatore in grado di trasmettere messaggi universali attraverso la sua opera.
Questo è, infatti, il suo obiettivo: usare il fumetto per raccontare un luogo di conflitto come Gerusalemme unendo didattica e divertimento («C'è un aspetto divertente anche nei divari culturali, politici e religiosi» assicura «certo, è più facile riderne per uno spettatore esterno»); il risultato è un libro politico, perché in Israele la politica e la guerra pervadono la vita quotidiana, in un'atmosfera surreale per la quale «sei in spiaggia e sopra la tua testa passano gli aerei militari», ma resta una lettura godibile e scorrevole.
Il segreto è il metodo di lavoro («ogni giorno mi dedico ad una pagina, scrivo i testi al mattino e faccio i disegni nel pomeriggio»), scandito da un ritmo preciso che permette di equilibrare tutta l'opera, snodandosi senza forzature verso il finale, coniugando ironia, divertimento, critica e complessità.
«Non ti è mai venuta voglia di scrivere di luoghi più semplici... che so? Di Mantova?» lo provoca Cirri. «Mi piacerebbe, ma io ho bisogno di uno sfondo abbastanza esotico per parlare di me, ho bisogno di attrito, di tensione».
Questo è, infatti, il suo obiettivo: usare il fumetto per raccontare un luogo di conflitto come Gerusalemme unendo didattica e divertimento («C'è un aspetto divertente anche nei divari culturali, politici e religiosi» assicura «certo, è più facile riderne per uno spettatore esterno»); il risultato è un libro politico, perché in Israele la politica e la guerra pervadono la vita quotidiana, in un'atmosfera surreale per la quale «sei in spiaggia e sopra la tua testa passano gli aerei militari», ma resta una lettura godibile e scorrevole.
Il segreto è il metodo di lavoro («ogni giorno mi dedico ad una pagina, scrivo i testi al mattino e faccio i disegni nel pomeriggio»), scandito da un ritmo preciso che permette di equilibrare tutta l'opera, snodandosi senza forzature verso il finale, coniugando ironia, divertimento, critica e complessità.
«Non ti è mai venuta voglia di scrivere di luoghi più semplici... che so? Di Mantova?» lo provoca Cirri. «Mi piacerebbe, ma io ho bisogno di uno sfondo abbastanza esotico per parlare di me, ho bisogno di attrito, di tensione».