06/09/2013

UNA STORIA SCRITTA CON L'AGO. Incontro di avvicinamento al ricamo

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Tiene il filo del racconto Flavio Soriga
In latino 'ricamare' si dice 'acu pingere', attività costata mille fatiche e grandi soddisfazioni a valenti artigiani che si misuravano con disegni d'artista, ma soprattutto a intere generazioni di fanciulle e signore alle prese con i loro corredi. Proprio per questo fra le arti applicate è quella che ha segnato maggiormente la quotidianità delle famiglie, e in particolare delle donne. La maestra Lilli Babbi Cappelletti ci spiegherà che per ricamare davvero non bisogna imparare i punti, ma bisogna 'dipingere con l'ago'. Durante il laboratorio si parlerà del ricamo come occasione di racconto, e di come sia possibile ricamare con le parole, grazie a due narratori come Stefania Bertola e Flavio Soriga.

Il laboratorio prevede la distribuzione di un kit completo per la realizzazione di un ricamo e ha una durata minima di 2 ore e mezza, durante le quali verranno impartite le istruzioni necessarie alla sua realizzazione. La fruizione è aperta sia ad un pubblico già 'esperto' di ricamo sia ai più 'inesperti'.
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Questa mattina, nella splendida cornice della terrazza della Sagrestia di San Barnaba, per la prima volta il ricamo ha fatto il suo ingresso ufficiale all'interno del Festival di Mantova.
 L'evento si è rivelato intenso e composito grazie all'interattività e l'impegno delle partecipanti e la commistione che si è verificata tra laboratorio e incontro.
 Durante la prima parte le 'allieve', (sottolineiamo il femminile perché nessun maschietto oggi ha osato confrontarsi direttamente con questa disciplina) con l'ausilio di un apposito kit fornito dallo sponsor hanno potuto mettersi alla prova cimentandosi nell'avvio della realizzazione di un ricamo mediante il 'punto pittura'.
 Nella seconda parte, invece, è seguito il confronto tra lo scrittore Flavio Soriga, di cui di nuovo non possiamo fare a meno di rilevare il genere, per le motivazioni che illustreremo in seguito, e la docente di ricamo, nonché scrittrice di libri ad esso dedicati, Liliana Babbi Cappelletti, nota ad alcuni con lo pseudonimo di 'Donna Lucrezia'.
 Nel corso della prima parte le attentissime e volenterose partecipanti, con l'ausilio di un gruppo di amiche ricamatrici mantovane, allieve dell'autrice, hanno appreso come avviare un lavoro seguendo il tracciato già predisposto nel kit, rappresentante un motivo floreale. Nonostante i diversi gradi di padronanza dell'ago delle provette ricamatrici, grazie all'aiuto delle più esperte, ognuna è riuscita a procedere con soddisfazione secondo il proprio livello di abilità, appassionandosi al compimento del progetto.
 Durante il laboratorio Babbi Cappelletti ha inframezzato note tecniche sulla realizzazione pratica del lavoro a cenni storici e culturali riguardanti questa attività che, storicamente legata all'arte e all'artigianato, approda ai nostri tempi anche in veste di hobby, o forse più propriamente 'passione' per chi è uso praticarla. 
Visto che, citando l'autrice, «non si può iniziare a ricamare se non comprendiamo quello che stiamo facendo», all'inizio sono stati illustrati i tipi di punti che sarebbero stati usati nella lavorazione, con particolare rilievo al 'punto pittura', scelto come punto primario in qualità di «tecnica semplice e intuitiva».
Questo tipo di punto è stato probabilmente importato in occidente insieme ad altri in seguito alla traduzione di tecniche derivate dall'antico oriente, nell'antichità e più estesamente dal 1200. Un esempio pregiato e famoso ne è l'arazzo di Bayeux.
Con l'arrivo di Flavio Soriga, e quindi con l'introduzione di un punto di vista maschile, non ci si è potuti esimere da un confronto sulle tematiche di genere. 
L'argomento è stato scherzosamente introdotto anche perché lo scrittore è arrivato accudendo, a sorpresa, la figlia neonata, accattivandosi subito la platea e suscitando commenti di ammirazione e approvazione dicendo «Scusate se ho portato la bambina, ma mi sembrava un atto di parità dei sessi». Intelligentemente Soriga ha poi fatto notare come, per quanto un papà cerchi di arrivare ad una parità per la definizione dei ruoli familiari e la suddivisione dei compiti, la biologia e la storia culturale delle proprie origini entrino inevitabilmente spesso in gioco a scompigliare le carte. 
Seguendo questo divertente incipit, a parte la già citata visibile mancanza di appartenenti al genere maschile tra i ricamatori, abbiamo appreso, per chi non lo sapeva, come in realtà il ricamo sia stato storicamente un attività prevalentemente maschile e solo in tempi 'recenti', si parla della fine del '700, abbia cominciato a divenire un'occupazione più che altro femminile. Prima di allora, infatti, venendo ritenuto un'attività collegata all'arte e/o fonte considerevole di profitto, era gelosamente custodito, tanto da prevedere l'applicazione di apposite leggi per tenere lontano le 'possibili concorrenti'. 
In seguito, con l'arrivo dei telai meccanici e la diminuzione della redditività del ricamo a mano rispetto ad altri tipi di produzioni, si è gradualmente trasformato (a parte le esperienze ancora vive legate all'artigianato) in un hobby con anche connotazioni negative, divenendo sinonimo della donna alienata, chiusa in casa a sbrigare le faccende.
Quando, con le evoluzioni della società, nelle parole della Babbi Cappelletti le donne «si sono liberate da questo binomio», ci si è potuti riappropriare di questa attività/hobby/passione al di là delle connotazioni che aveva assunto e riaffermandola come «maniera creativa di utilizzare le mani», nonché occasione di socialità e di incontri tematici.
Il moderatore dell'incontro, Salvatore Satta, ha quindi ricollegato i due temi chiedendo a Soriga quanto avesse inciso tessere storie nella sua narrativa. L'autore ha iniziato con brevi considerazioni sulle diverse condizioni necessarie per l'esecuzione di un ricamo e l'esercizio di scrittura: la prima richiede infinita pazienza, calma e di rimanere seduti a lungo nello stesso posto, il secondo invece è per Soriga un'esperienza più dinamica, vissuta da chi, come uno scrittore, vive di espedienti, e che, con l'introduzione dell'informatica, ha perso anche il rapporto di fisicità con il manoscritto, o con il dattiloscritto, che poteva aver caratterizzato il vissuto di scrittori come Hemingway.
 Soriga ha quindi richiamato alla memoria, dopo accurate indagini svolte per l'incontro di oggi, il rapporto sviluppato donne della sua famiglia con il ricamo. A partire dalla madre, a cui non piaceva ricamare perché preferiva lavorare a ferri e avere la sensazione di «creare qualcosa dal nulla», invece di «migliorare  qualcosa che esiste già», per arrivare alle zie, tra cui tre zie 'nubili', ricamatrici provette che ne hanno fatto una professione e un'altra che curiosamente si è ritrovata a confezionare interamente da sola il proprio corredo di nozze approfittando dello sciopero dei dipendenti statali di tre mesi del '71, senza il quale non avrebbe mai avuto il tempo di portare a compimento l'opera.
La Babbi Cappelletti ha quindi sorpreso l'autore, e anche noi pubblico, che eravamo all'oscuro dell'esistenza del famigerato e 'sardissimo', «punto'e nù», pregiatissimo e gelosamente custodito dalle ricamatrici sarde, che si rifiutano categoricamente di insegnarlo, non importa da quanto lontano gli aspiranti allievi arrivino per cercare di avervi accesso. Questo ha aperto lo spunto per parlare delle tradizioni e di come vengano codificate e dell'artigianato legato al ricamo.
 Mentre i discorsi si animavano, le ricamatrici presenti continuavano a lavorare imperterrite, lottando contro il tempo tiranno che non avrebbe permesso di portare a termine i singoli manufatti entro l'ambito dell'evento, tanto da far esclamare ad un certo punto allo scrittore: «Non mi era mai successo di partecipare ad un incontro con un un pubblico allo stesso tempo così concentrato e così disattento!»
Di questo e molto altro si è parlato oggi, tra una richiesta d'aiuto per infilare l'ago e dubbi sull'opportunità o meno di usare il filo singolo o doppio, dimostrando che il Festival riesce a catalizzare le energie e gli interessi provenienti dalle più svariate esperienze.
 Se volete approfondire alcuni di questi aspetti potete visitare la pagina facebook di 'Donna Lucrezia', dove troverete anche degli schemi liberamente scaricabili con cui partire per eventuali esperimenti di manifattura, e il blog delle amiche mantovane che sono state pazienti angeli custodi per le ricamatrici di oggi: tuttoricamo.blogspot.com.

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